Bobby Solo celebra i 60 anni di carriera: l’intervista rivelatrice

Tra i papabili candidati al Festival della Canzone per l’edizione di Sanremo 2024, Bobby Solo torna a raccontarsi, svelando tra gli errori nella vita in musica il suo “no” ad una canzone dei Beatles. All’età di 78 anni, Bobby Solo continua a fare della passione, la musica, la sua attività produttiva, tanto che celebra il sessantennale della sua carriera artistica con un album dedicato al celebre quartetto musicale più rivoluzionario di sempre. “Chissà se renderà giustizia ai miei errori”, fa sapere sull’opera tra le dichiarazioni rilasciate a mezzo stampa il cantautore, da sempre ispirato al beniamino del rock, Elvis Presley.



Incalzato a mezzo stampa dai quesiti di una nuova intervista, ripresa sul portale web d’informazione Dagospia, Bobby Solo traccia un bilancio consuntivo tra la vita e l’arte, ammettendo di aver commesso qualche errore, che se tornasse indietro ai tempi degli stessi non rifarebbe. “(…)Inizio col dire che ho fatto parecchi errori nella mia vita, soprattutto all’inizio -esordisce Bobby Solo, raccontandosi senza filtri -, quando ero giovane e fesso. Partiamo dai Beatles: era il 1965, avevo avuto un grande successo internazionale dopo Una lacrima sul viso, e un bel giorno chiamò Dick James, l’editore dei Fab Four, che mi voleva vedere a Londra, perché mi aveva ascoltato e voleva propormi delle cose. Io avevo vent’anni, ero fessacchiotto, innamorato di Elvis, il mio unico mito”. Quindi, il racconto del retroscena prosegue: “Quando arrivai a Londra mi ricevette Dick James, sembrava Churchill, tutto rosso. E mi disse: ‘Ho una grande canzone di Paul McCartney e vorrei che la cantasse lei”. Io ero magrolino, con il ciuffo, i pantaloni alla caviglia con il calzino bianco, e gli dico: “Grazie Dick, ma è una canzone francese, io faccio rock’n’roll, grazie no. Era Michelle».



Tra gli errori commessi, gli aneddoti di Bobby Solo…

E l’aneddoto si conclude: «Lo deve aver pensato anche lui, ci rimase un po’ male. Ricordo l’ufficio a New Oxford Street, ricordo la lacca che lui mise sul giradischi. Fu un grandissimo errore. Ma non l’unico…». Ma quel no riservato alla musica dei Beatles non può dirsi l’unico grande errore di cui Bobby Solo si pente.

«Nel 1977 -cosí come ricorda l’intervistato, Bobby Solo riceveva una chiamata-. “Pronto, parlo con Bobby Solo? Salve sono Giorgio Moroder, sono a Trento, in studio, e ho dei pezzi per te”’. E io cosa ho risposto? “‘No grazie, io i pezzi me li scrivo da solo”. E potrei andare avanti ancora». Ma non é tutto.



Per la serie ‘non c’é due senza tre’, arriva il terzo “no” erroneo di Bobby Solo, poi, divenuto un caso politico: «A un certo punto ho avuto un clamoroso successo in Giappone, tre milioni e mezzo di dischi, un tour con quaranta concerti tutti esauriti. Mi contattarono dei funzionari di Stato e mi dissero che l’imperatore Hirohito mi voleva invitare a cena. Io risposi che ringraziavo ma non accettavo, era l’unica serata libera che avevo. Per sette anni non ho potuto più mettere piede in Giappone».

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