Bobby Solo è stato e continua ad essere il simbolo nostrano del rock’n’roll e capace di far sognare intere generazioni. Inimitabile il suo ciuffo che ha contribuito a renderlo celebre al punto da aver voluto ricordarlo di recente in uno dei suoi recenti post Instagram. Perchè Bobby, da vera rockstar, non poteva che essere attivamente presente anche sui social, dove posta ricordi e momenti di vita attuale, quella della sua seconda giovinezza iniziata con l’incontro di Tracy e la nascita del piccolo Ryan. “Sarò ripetitiva ma per me rimani il più grande da ben 54 anni sei bellissimo ancora”, scrive una sua fan sotto il video del suo ciuffo ribelle, risalente al 1964, ripreso durante una seduta dal parrucchiere. In questa sua seconda giovinezza non manca ovviamente il ritorno della figlia Veronica Satti, alla quale il cantante si è ricongiunto dopo una dolorosa separazione. La musica continua a rappresentare una parte importante della vita di Bobby Solo e durante questa estate l’Elvis nostrano ha girato l’Italia facendo ballare e divertire un numero sorprendente di suoi fan. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
RETROSCENA SUL SUO NOME D’ARTE
Definito l’Elvis Presley italiano per stile e ispirazione, Bobby Solo sarà protagonista della puntata di Techetechetè in programma oggi, mercoledì 11 settembre 2019. Pseudonimo di Roberto Satti, il nome d’arte Bobby Solo è nato grazie ad un errore: come raccontato dallo stesso cantante, tutto è dovuto ad un’incomprensione con una segretaria della casa discografica “Dischi Ricordi”. Quando il padre si rifiutò di vedere il suo cognome utilizzato per fare rock, il talent scout Vincenzo Micocci decise di adottare solo il nome di battesimo in versione inglese, dicendo alla segretaria «Bobby, solo Bobby». Ma, come dicevamo, questa capì male e da qui nacque il nome d’arte. Un episodio esilarante, mai rinnegato dall’artista nato a Roma: «Se lo sceglierei ancora oggi? Perché no? È molto internazionale, ha funzionato bene, funziona tuttora», le sue parole in una recente intervista rilasciata ai microfoni del Giornale di Brescia.
BOBBY SOLO, UNA CARRIERA DI SUCCESSO
Da “Se piangi se ridi” a “Non c’è più niente da fare”, passando per “Amore mi manchi” e “Credi a me”: Bobby Solo ha scritto la storia della musica italiana con le sue canzoni, ma la più famosa resterà “Una lacrima sul viso”, testo del grande Mogol e musicata dallo stesso artista. Presentato al Festival di Sanremo nel 1964, il brano gli diede grande popolarità e c’è un retroscena anche da questo punto di vista: Roberto Satti infatti ebbe un improvviso abbassamento di voce tanto da non riuscire a cantare in diretta e da optare per il playback, al tempo assolutamente vietato. Una situazione che gli negò la vittoria del Festival, arrivata però un anno più tardi con “Se piangi se ridi”, interpretata insieme ai New Christy Minstrels: l’opera seguì lo stesso successo di “Una lacrima sul viso” raggiungendo la 1° posizione nella classifica dei singoli.
BOBBY SOLO E LA COLLABORAZIONE CON LITTLE TONY
«Sogni musicali da realizzare? Mi piacerebbe realizzare un tributo a Tony Joe White, che ha regalato meravigliose canzoni a Elvis Presley, Tom Jones, Tina Turner», ha confessato Bobby Solo nella recente intervista al Giornale di Brescia, fresco del tour tributo a un altro grande della musica mondiale come Johnny Cash, «un musicista straordinario, da noi rimasto sconosciuto ai più fino a quando non uscì la sua biografia cinematografica». Uno dei passaggi cruciali della sua carriera lo vede affiancato a Little Tony e Rosanna Fratello, con i quali negli anni Ottanta formò il supergruppo Ro. Bo. T. Nel 2003, invece, la partecipazione al Festival di Sanremo con Little Tony con il brano “Non si cresce mai”. Un legame fortissimo sia sul palco che fuori: «Siamo stati complici e amici, altro che nemici. E se cantavamo assieme a prendere i soldi mandava me, senza regole e sfrontato. Quanto mi manca», le parole di Bobby Solo ai microfoni di Repubblica.