Bobo Craxi, il figlio di Bettino Craxi, ha commentato in una intervista a Il Riformista le recenti rivelazioni emerse sull’inchiesta Mani Pulite attraverso il libro pubblicato da Gherardo Colombo, magistrato che all’epoca diede un importante contributo alla causa. “Il potere giudiziario ha tentato di sopraffare il potere politico e di sostituirvisi. È nelle carte”, ha confermato l’ex Membro della Camera dei Deputati.
È quello che si sarebbe potuto definire un golpe bianco. “È stata una rivoluzione in parte armata e in parte gentile. Fu un’escalation. La trattativa tra l’accusa e la difesa prima del processo, nella fase istruttoria, avvenne in un momento in cui la cupola giudiziaria aveva avocato a sé poteri straordinari. Questo le ha consentito di parlare di politica con i politici, trascendendo dal ruolo naturale del giudice per ergersi a condottiero”. La trattativa avvenne con Dc e Psi ed anche Bettino Craxi stesso fu coinvolto. “Parlo di quel che so direttamente. Mio padre incontrò una serie di volte Antonio Di Pietro. In maniera assolutamente irrituale e informale, extra legem, per intavolare un negoziato amichevole, mi disse”.
Bobo Craxi su Mani Pulite: il racconto degli incontri tra Bettino e Di Pietro
Gli incontri tra Bettino Craxi e Antonio Di Pietro, secondo i ricordi di Bobo Craxi del periodo dell’inchiesta di Mani Pulite, furono almeno tre e avvennero nel 1993, prima del processo Cusani, lontano da occhi indiscreti. “Mio padre ne rimase particolarmente contraddetto. Mi raccontò di un Di Pietro diverso da quello che si vedeva in pubblico, più accomodante, perfino mite. D’altronde i rumors sul pm si erano fatti assordanti. Gli chiese di restituire i denari illecitamente percepiti dal Psi, facendogli capire che se avesse collaborato con le indagini e fatto un passo indietro rispetto alla politica, il suo coinvolgimento nell’inchiesta penale sarebbe finito lì”, ha raccontato.
Bettino Craxi, tuttavia, non accettò. “Lo mandò a stendere. Per la procedura irrituale, inaccettabile. E per la premessa stessa, che lo offendeva: i finanziamenti illeciti non finirono mai nella disponibilità personale di mio padre. Non li aveva lui, non li aveva mai avuti”. Il golpe bianco, alla fine, in parte però riuscì. “Sul piano politico di fatto imposero un ricambio forzato di classe dirigente. Diedero all’avviso di garanzia la valenza della condanna, impallinando questo e quello fino a smontare il Parlamento e a distruggere cinque partiti. Quando costrinsero Scalfaro a sciogliere le Camere”.