FRANCESCO BOCCIA “STANGATO” DAL FACT-CHECKING SUL PNRR
Responsabile degli enti locali per il Pd, nonché prossimo candidato come capolista al Senato in Puglia: Francesco Boccia è il protagonista dell’ultimo “fact-checking” prodotto dal portale “PagellaPolitica” in merito alle ultime sue dichiarazioni a Omnibus su La7 dello scorso 19 agosto (qui il video, dal minuto 19). In piena campagna elettorale con lo scontro sempre più acceso in vista delle Elezioni 2022, l’ex Ministro Boccia ha denunciato come le Ministre Mariastella Gelmini e Mara Carfagna (ex FI, oggi in Azione) e Galeazzo Bignami (FdI) abbiano «votato contro il PNRR il 15 luglio 2020». L’atto di accusa di Boccia al Centrodestra sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è ribadito con tanto di documenti presentati in diretta con le votazioni di quel giorno: immediatamente però Bignami, presente anch’esso in trasmissione, ha subito reagito dicendo «non è vero che ho votato contro il PNRR».
La verifica di PagellaPolitica “stana” subito l’equivoco e chiarisce come è impossibile che il Centrodestra possa aver votato contro il PNRR il 15 luglio 2020 per il semplice fatto che… il PNRR ancora non esisteva. Il lavoro di scrittura è iniziato nell’autunno del 2020 sotto il Governo Conte, concluso però solo con l’arrivo del Governo Draghi del 2021. Il Recovery Plan italiano è stato infatti inviato alla Commissione europea il 30 aprile 2021, approvato poi definitivamente da Bruxelles il 13 luglio 2021 (tra l’altro ricordato dallo stesso Boccia nella trasmissione). L’equivoco dunque risiede sul tipo di votazione citata dall’ex Ministro Pd: «Il 15 luglio 2020, alla Camera, si è votata una risoluzione in vista di un Consiglio europeo, dove si sarebbe poi giunto all’accordo per dare vita al Next generation Eu. Il Pnrr all’epoca non esisteva ancora», spiega l’analisi di Pagella.
PAGELLA POLITICA: “BOCCIA FUORVIANTE E IMPRECISO”. ECCO PERCHÈ
Nel voto del 15 luglio alla Camera dei Deputati, dove risiedono come membri Boccia, Gelmini, Carfagna e Bignami, non è andato tutto esattamente come raccontato dallo stesso Francesco Boccia, e non solo per l’errore sul nome del “dispositivo” europeo in votazione (il NextGenEu e non il PNRR). La votazione ha riguardato una risoluzione presentata dai partiti all’epoca a sostegno del secondo governo Conte (ergo Partito democratico, Movimento 5 stelle, Italia viva e Liberi e Uguali), dopo le comunicazioni in aula dell’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 luglio 2020. Tale risoluzione della maggioranza impegnava il governo a «promuovere un accordo tempestivo tra i capi di Stato e di governo dell’Ue sul Next generation Eu»: durante quel Consiglio Europeo fu trovato accordo finale sul Recovery Fund, con dunque il finanziamento dei piani nazionali, tra cui il futuro PNRR italiano.
La risoluzione di maggioranza fu approvata con 286 voti favorevoli e 227 voti contrari: Galeazzo e Gelmini, all’epoca all’opposizione, votarono contro, mentre Carfagna non era presente in Aula perché assente per motivi istituzionali. Anche in questo caso però, non tutto è andato come denunciato da Boccia: Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega non votarono contro “e basta”, bensì presentarono una loro risoluzione – firmata, tra gli altri, anche da Gelmini – che fu bocciata con 285 voti contrari e 228 favorevoli. In quella risoluzione si chiedeva al Governo di «attivarsi affinché nel prossimo Consiglio europeo straordinario si pervenga a un accordo in favore di stanziamenti prevalenti e cospicui a fondo perduto, senza condizionalità, scongiurando compromessi al ribasso, non all’altezza delle sfide coraggiose ed ambiziose che la crisi pandemica richiede all’intero continente europeo». Per tutti questi motivi, conclude PagellaPolitica, Francesco Boccia nelle sue denunce contro il Centrodestra – che avrebbe votato «contro il PNRR» – è da considerarsi «fuorviante» oltre che «impreciso»-