Da quando è scoppiata la pandemia di coronavirus abbiamo assistito a diversi scontri nella comunità scientifica. Finora ci mancava, ma non ne avevamo bisogno, l’intervento di economisti contro virologi e scienziati. Ma è quel che accaduto ieri con l’articolo su Repubblica di Tito Boeri e Roberto Perotti, i quali hanno parlato di cinque errori che stanno sviando il governo. I due economisti, seppur partendo dalla premessa di non voler entrare in campi che non conoscono, quindi affidandosi alle conoscenze di statistica, hanno mosso delle critiche, alcune anche pesanti. In primis, ritengono che l’indice Rt non sia sufficiente: serve sapere, secondo loro, la percentuale di positivi al coronavirus nelle città e nelle regioni, in quanto «ci dice quale è la probabilità che, se incontro un gruppo di X persone, una di queste sia positiva». Ma ancor più significativo è l’attacco all’Istituto superiore di sanità (Iss). Boeri e Perotti si dicono perplessi riguardo una recente pubblicazione in cui si evidenzia che nella seconda ondata la percentuale di positivi asintomatici è molto più alta che nella prima ondata.
BOERI E PEROTTI “ISS ALIMENTA NEGAZIONISTI”
Questa conclusione «lascia perplessi» Tito Boeri e Roberto Perotti, i quali sulle colonne di Repubblica scrivono che così offrono «munizioni a negazionisti e semi-negazionisti che non conoscono la statistica». Il problema in questo caso è rappresentato dal fatto che nella prima ondata si facevano tamponi solo a soggetti sintomatici, quindi non siamo in grado di stabilire quanti asintomatici ci fossero. E questo non può farci trarre le conclusioni a cui è invece giunto l’Iss. All’Istituto superiore di sanità si chiede anche di condividere i dati sui contagi nelle attività, come palestre, ristoranti, bar, cinema, teatri e scuole. «È l’unico modo per provare a creare un minimo di consenso intorno alle decisioni del governo, e per diminuire il disorientamento della gente. La trasparenza paga, soprattutto in momenti come questi». Sui negazionisti tornano parlando delle comorbidità. «Questo fatto è stato sempre male interpretato da negazionisti e semi-negazionisti, ma anche da parecchi virologi “minimizzatori”». I due economisti quindi concludono: «Primo, gli individui con comorbidità non sono persone di serie B. Soprattutto, se questi individui non fossero stati infettati dal Covid non sarebbero morti ora».