BOGA: “OTTIMO INIZIO DI 2023? POSSO FARE MEGLIO”

Jeremie Boga, esterno d’attacco dell’Atalanta di Gasperini, ha affrontato vari temi durante la sua intervista a Tuttosport parlando sia del club bergamasco che di alcune sue caratteristiche. La prima domanda è sul suo gran gol a Cremona: «Direi un bell’8, anche 9. È un gol molto importante, come lo sono stati anche quelli di de Roon e Lookman. Ma la cosa che conta di più è che abbiamo vinto». A proposito di numeri, parentesi sulla “dieci” che indossa: «Fin da piccolo, era un sogno indossare la numero 10. Non è una cosa che mi crei particolare pressione, mi aiuta invece a dare di più. Ho sempre giocato a pallone e nella mia carriera mi hanno sempre accompagnato il numero 10 e il numero 7».



Dal Bologna in poi, il 2023 dell’ivoriano è decollato con 2 gol e 5 assist: «Posso fare anche meglio. In questo inizio di 2023 credo si sia vista la miglior versione di Boga con la maglia dell’Atalanta ma l’obiettivo, come sempre, è di crescere e fare ancora di più. Sulla fascia ma anche da 10».  Sul quesito del perché non entra in area, Boga risponde così: «Per abitudine. Instintivamente mi viene da giocare più lontano dalla porta, ma sto lavorando molto per fare anche movimenti diversi, più dentro l’area di rigore».



BOGA: “HOJLUND? PUO’ AVERE UN GRANDE FUTURO”

L’attaccante dell’Atalanta Jeremie Boga ha rilasciato un’intervista a Tuttosport parlando di varie tematiche come per esempio il club orobici in zona Europa: «In questo momento, penso che l’Atalanta sia dove merita di stare. Ci sono ancora 10 partite, tanti punti e dobbiamo solo pensare a giocare e fare il massimo: poi vedremo quanto in alto saremo stati capaci di arrivare». Un simpatico gioco con una parola da affidare ad ogni attaccante: «Per Boga dico “dribbling”. Hojlund “velocità”. Muriel è “eleganza”. Zapata direi “forza” mentre Lookman è complicato, lui è po’ di tutto questo. Facciamo così: “killer”, quando vede la porta è letale». In particolare, un consiglio per Hojlund: «Deve solo continuare così e rimanere sereno e concentrato. Credo che possa avere un grande futuro, lo vedo tutti i giorni a Zingonia. Avanti con il lavoro, senza farsi condizionare dalle mille voci che girano e che escono quotidianamente sui giornali».



Lontano dal campo, Boga si diletta tra la Fede, suo figlio, le serie tv e la cucina: «Sono molto appassionato di serie tv. Ne guardo di tutti i tipi. Adesso sono concentrato su Snowfall. La mia fede è cristiana, poi, è fortissima. Con le partite non mi è possibile andare la domenica in Chiesa e allora ci sono appuntamenti in settimana via Zoom a cui partecipo con grande gioia. E ancora, mio figlio Calvin: ha 6 anni, non vive con me ma ci vediamo molto spesso. Inizia a giocare a calcio è davvero bello passare del tempo con lui. Cibo? Buoni i tortellini e i casoncelli ma scelto l’attiekè. Anche perché lo preparo io, è qualcosa di davvero molto speciale, ma va mangiato dopo le partite, è una specie di cous-cous ci vanno la manioca, verdure, un contorno di platano e poi si accompagna con carne e pesce. Davvero molto buono»

JEREMIE BOGA TRA COSTA D’AVORIO E SOGNO EUROPEO

Jeremie Boga, attaccante dell’Atalanta intervistato da Tuttosport, nonostante una carriera da giramondo non dimentica le origini ivoriane: «Siamo tre fratelli, uno più grande e mia sorella più piccola. Papà e mamma vivono in Costa d’Avorio, vengono spesso a trovarmi e quando abbiamo un po’ di tempo lo trascorriamo assieme. Nei momenti difficili sono sempre stati al mio fianco e tutto quello che faccio è per loro». Oltre a Bergamo, Boga è nato a Marsiglia giocando poi a Londra, Granada e Rennes «Il momento più difficile è stato quando avevo 11 anni e da Marsiglia ci siamo trasferiti a Londra. Con tutta la famiglia. Io iniziai al Chelsea. Più avanti con l’età ho imparato a gestire meglio anche questi continui cambi di paese, ma la costante è stata la presenza di tutti quelli che mi hanno sempre voluto bene. Siamo molto legati»

Molto sentito il progetto Special Olympics Costa d’Avorio: «Sono ambasciatore per loro. Credo che aiutare i bambini e gli atleti sia importante, non solo dal punto di vista economica ma anche con la presenza. Il 17 giugno a Berlino iniziano gli Special Olympics World Games e vorrei andare. Credo molto in Dio e penso che sia importante aiutare chi ha bisogno». Infine un sogno nel cassetto: «Solo uno? Ne avrei molti. Però scelgo quello più vicino, quello che ogni giorno quando andiamo in campo cerchiamo di conquistare. Speriamo di tornare in Europa, lo vogliamo tutti con grande determinazione»