Se la benzina verde arriva a costare due euro al litro, se il contatore dell’elettricità di casa sta impazzendo, se chi più chi meno abbiamo subìto qualche blackout, l’estate scorsa, fermiamoci un istante a chiederci con chi sia giusto prendercela (giusto, per quanto inutile).

È giusto prendercela con gli eredi della Dc e del Pci, i due partiti-guida della politica italiana che nel 1987 si schierarono per il Sì ai tre referendum abrogativi delle leggi che agevolavano la costruzione di centrali elettriche atomiche in Italia. I Sì vinsero e di fatto decretarono la fine del nucleare italiano e l’inizio della nostra schiavitù energetica dall’estero, in particolare dalla Francia (che nucleare ne produce, e tanto, vendendo così il surplus all’estero) e dal gas russo. La Germania nucleare ne aveva, poi l’ha ridotto dopo il disastro di Fukushima ma continua a produrre kilowatt da atomo. E in Europa i Paesi che continuano a produrre energia con il nucleare sono la maggioranza e sono tutti vicini a noi, con la paradossale conseguenza che se in casa loro capitasse un incidente, ne risentiremmo anche noi che per paura abbiamo messo a bando l’atomo: si tratta di Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Finlandia, Francia, Germania, Ungheria, Paesi Bassi, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Regno Unito.



Più cretini di così, si muore. Tra parentesi, nell’87 uno di quei quesiti referendari decretò anche il principio (abrogando quello opposto, che era in vigore) della responsabilità civile dei giudici: alias, quando un magistrato sbaglia, paga i danni causati dai suoi errori. Ma questo referendum non è mai stato trasformato in legge operativa perché la casta delle toghe l’ha impedito.



Ma torniamo alla cronaca energetica nazionale, che segna decisamente brutto tempo. Innanzitutto, ieri il presidente di Nomisma Davide Tabarelli ha detto all’Ansa che senza interventi del governo, al 1° gennaio le bollette del gas aumenteranno del 50% e quelle dell’elettricità almeno del 17%, ma forse del 25%. E l’ha detto snocciolando dati. Le tariffe sono decise dall’autorità di settore, l’Arera, sulla base dei prezzi internazionali, che sono impazziti. Nel trimestre ottobre-dicembre 2021 la tariffa Arera del gas è 0,95 euro al metro cubo. Ma senza un intervento dello Stato per calmierare, nel trimestre gennaio-marzo 2022 si arriverà a 1,40 euro. Quanto all’elettricità, “al 1° ottobre abbiamo avuto un aumento incredibile, del 30%, quando di solito gli aumenti erano sull’1%”.



Chiaro? Un disastro vero: per le famiglie soprattutto, perché la catena del valore sopra di loro scarica nelle loro tasche gli aumenti, ma anche per le aziende che devono competere con concorrenti internazionali residenti in Paesi che stanno assorbendo meglio il caro-energia grazie al fatto di avere autoproduzione in abbondanza, la Francia ad esempio.

E a gettare benzina sul fuoco ha provveduto il ministro Giancarlo Giorgetti, dicendo che “Un blackout non è da escludere a livello europeo rispetto all’attuale assetto dell’approvvigionamento energetico”. E aggiungendo che “è importante sterilizzare nel modo più equo possibile l’impatto del rincaro delle bollette sulle famiglie e le imprese. Questo al netto dell’esigenza che a livello europeo si definisca un piano per evitare cose anche peggiori”.

Ancora più chiaro, adesso, vero?

E ci sono molti settori industriali – l’alimentare per esempio – fortemente energivori, che si vedono cambiare i conti in modo radicale e che se non riescono a trasferire nei prezzi al consumo questi loro maggiori costi, rischiano l’osso del collo. Ebbene, sia chiaro che non c’è assolutamente nulla da fare che possa essere immediatamente operativo, se non abbassare le tasse che gravano su carburante ed energia elettrica per attutire il sovracosto dell’aumento delle materie prime. Ma ve l’immaginate il governo Draghi che fa sul serio una cosa del genere? Un governo liberista che diventa così interventista? Naaaa…. E poi con quali soldi? Già sulla legge di bilancio si è visto che Draghi la bacchetta magica non ce l’ha. Adesso dovrebbe avere la bacchetta del rabdomante e trovare nuovo petrolio in Val Padana. Poi chi la sentirebbe Greta. Però intanto il caro-energia si placherebbe. Solo che Draghi quella bacchetta proprio non ce l’ha. E sul caro-energia, figlio di un gioco internazionale dal quale ci siamo chiamati fuori e di equilibri geopolitici che passano sopra le nostre teste, non c’è “whatever it takes” che tenga. 

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