I consumatori elettrici in regime di tariffe regolamentate l’hanno “scampata” per altri 2 anni. Alzi la mano chi non ha mai ricevuto una telefonata da un call center che proponeva di passare al mercato libero dell’energia il quale cercando di forzare le titubanze del consumatore disorientato asseriva perentorio che il passaggio è obbligatorio per legge. Bene, non era vero allora e non lo sarà neppure per i prossimi 24 mesi. Detto ciò precisiamo che abbandonare il mercato dei prezzi regolamentati trimestralmente dall’Autorità per l’Energia (detto mercato di maggior tutela) non è necessariamente svantaggioso (ne abbiamo scritto qui). Certo è invece che la gimkana della liberalizzazione dei prezzi di luce e gas in Italia riflette perfettamente la mentalità del nostro Paese restio a incentivare un libero mercato.



La fine della maggior tutela è prevista da dalla legge Concorrenza del 2017 mentre la norma madre della liberalizzazione del mercato dell’energia è il decreto Bersani del 1999. L’intento di aprire il mercato alla concorrenza è di migliorare le condizioni dei clienti conducendoli gradualmente e consapevolmente a scegliere l’offerta di luce e gas in base al prezzo. All’approssimarsi del secondo rinvio della scadenza della fine mercato di maggior tutela che conta 13 milioni famiglie e 3 milioni imprese si sono registrati dei fermenti per frenare il completamento della transizione. L’ultimo è arrivato con un subemendamento pentastellato al disegno di legge di Bilancio approvato nella notte di giovedì che posticipa a gennaio 2022 la scadenza dei prezzi regolamentati. Quest’ultimo rinvio culmina una sequela di posticipazioni: da luglio 2019 venne rimandato a luglio 2020, poi nei mesi scorsi si era preannunciato un rinvio al 1° gennaio 2021, ora col correttivo alla manovra si allungano i tempi di altri 12 mesi. Assieme all’emendamento M5S, anche una proposta Pd che individua scadenze scaglionate in ragione di soglie di consumo con il termine ultimo del 1° gennaio 2022.



Il timore dei 623 grossisti di energia e trader che operano in Italia è che non si tratti di una proroga meramente tecnica per consentire, da un lato, la maggiore consapevolezza dei clienti e, dall’altro, una maggiore offerta, ma che questo maxi-rinvio nasconda la marcia indietro da parte del Governo. Diversi i nodi della transizione al mercato 100% libero. Per esempio, come gestire i clienti in regime di tutela che alla scadenza non hanno scelto un fornitore? Assegnare tutto al fornitore incumbent (leggi Enel)? Oppure con un sistema di aste che assegnerebbe l’utente al rivenditore con l’offerta migliore? Permangono diverse le riserve sull’efficacia di questo meccanismo mai applicato sinora nei mercati energetici all’estero dove la concorrenza è stata sdoganata decenni fa. Certamente non si tratta di un metodo educativo per allenare il consumatore alla pluralità di offerte del mercato retail, e non ultimo si corre il rischio di far lievitare la bolletta nel caso di aste al rialzo.



Decisamente paradossale invece il passaggio dell’emendamento che affida al Mise tra i vari compiti propedeutici alla transizione quello di costruire l’elenco fornitori con un portale web per favorire la trasparenza delle offerte e facilitarne la ricerca e il raffronto. Sennonché questo portale era stato annunciato come praticamente attivo già a luglio 2018.

Per l’attesa apertura del mercato elettrico, in Italia, ci vorranno anni luce se non ci sarà la volontà politica.