Ce lo chiede l’Europa! Mai come nel caso dell’abbandono del servizio di maggior tutela per l’energia elettrica e per il gas naturale, lo slogan populista suona vero. Infatti, il più volte rimandato, completo passaggio al mercato libero per la vendita di luce e gas che ha sollevato una canizza tra le forze politiche e all’interno della stessa coalizione di governo, rappresenta la condizione indispensabile per lo stanziamento della terza rata del Pnrr peraltro già erogata. Impossibile un dietrofront. Ma non per questo è ragionevole impuntarsi a imbonire l’opinione pubblica con la retorica della liberalizzazione madre di ogni riduzione di prezzi e miglioramento della qualità del servizio offerto.
Soprattutto in un settore complesso come quello energetico non basta invocare il libero mercato perché questo si manifesti. “In Italia semplicemente non esiste un mercato libero del gas”, spiega Salvatore Carollo, Oil and Energy Analyst and Trader. Siamo solo passati da un monopolio in cui Eni e Snam garantivano l’approvvigionamento al prezzo più basso possibile, gli investimenti nella rete di distribuzione e la sua sicurezza, a un sistema in cui una serie di soggetti improbabili e privi di infrastrutture (e spesso di affidabilità) si sono frapposti nel mezzo fra i due campioni nazionali e il consumatore, guadagnando solo sulla posizione di rendita (spesso solo amministrativa/commerciale). Nessuno dei vari operatori, più di 25 (caso unico in Europa) ha mai importato in Italia un metro cubo di gas a prezzo più basso dell’Eni”.
Ci sono voluti quattro anni e mezzo di rinvii per arrivare alla scadenza del meccanismo di tutela dei prezzi. E comunque non completamente: gli over 75enni, i soggetti con disabilità, i percettori di bonus sociale e gli occupanti di abitazioni d’emergenza a seguito di calamità naturali, continueranno a essere serviti con prezzi regolamentati dall’Autorità per l’Energia. Al netto di queste categorie vulnerabili, si contano circa 8,7 milioni di utenze domestiche per l’energia elettrica e 6,1 milione per il gas, i quali entro il primo gennaio dovranno esercitare la scelta di un operatore sul mercato libero.
Per gli indecisi, spesso disorientati da aggressive campagne di telemarketing, è previsto uno scivolo dolce sotto forma di servizio a tutele graduali, Stg. Un periodo transitorio che prevede l’assegnazione per tre anni a fornitori alternativi suddivisi in 26 pacchetti territoriali attraverso aste al ribasso in cui l’operatore vincente è colui accetta di servirli al prezzo più basso. La base d’asta dovrebbe essere le attuali condizioni di tutela. Tuttavia, a meno di comportamenti davvero particolarmente efficiente è abbastanza improbabile un allineamento tra l’offerta in Stg e i prezzi in tutela. Infatti, sull’operatore vincente incombe l’onere di assumere i dipendenti dei call center dei gestori uscenti. Pendenza tanto più gravosa quanto al momento dello svolgimento dell’asta (gennaio) l’onere di questa clausola sociale non sarà stata ancora quantificato. È presumibile che questi costi si riverseranno, in seguito sulla bolletta del consumatore finale.
La scelta di un’offerta energetica a prezzo fisso o variabile al costo della materia prima è all’incirca lo stesso dilemma tra la scelta di accendere un mutuo a tasso fisso o variabile. Chi scelse la formula forfettaria sul libero mercato nel 2022 si trovò un ampio tornaconto, ma in media i prezzi pagati dai clienti del libero mercato sono più elevate di quelle degli utenti in tutela.
Dall’ignoranza al panico. Fino a poche settimane fa la maggioranza degli italiani ignorava la scadenza di gennaio. Ora sono smarriti. Per effettuare un confronto esiste un portale delle offerte che attraverso un percorso guidato elenca quelle attive. Nonostante la chiarezza del portale è complicato individuare proposte migliorative essendo mancata completamente l’alfabetizzazione dei consumatori a orientarsi, seppur fosse prevista dalla legge sulla concorrenza del 2017.
Invece di alimentare controversie alla vigilia dell’ora X, dopo 6 anni di inerzia, sarebbe stato auspicabile per una vera liberalizzazione del mercato dell’energia, le opposizioni tuonassero per promuovere in fretta una campagna informativa istituzionale adeguata. Visto il tempo perso, parrebbe che ora non resti che immaginare l’attivazione di Caf dell’energia. Ancora per molti la bolletta appare altrettanto ermetica di una dichiarazione dei redditi.
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