Non poteva capitare peggiore concomitanza per il prossimo aggiornamento delle tariffe di luce e gas atteso per il prossimo sabato, primo ottobre. Come di consueto, l’Autorità per l’Energia, Arera, procederà con l’adeguamento delle tariffe per gli utenti nel mercato a maggior tutela.

Stretti nel limbo tra un esecutivo in uscita relegato alla gestione degli affari correnti e la costituzione di una nuova maggioranza di governo dopo la formazione di nuove Camere, è impensabile trovare spazio per ulteriori puntelli per calmierare la morsa dei prezzi impazziti. Finora gli aiuti per l’assorbimento, seppur parziale, hanno richiesto una spesa pubblica complessiva di circa 60 miliardi di euro ma senza ulteriore debito pubblico.



Un parziale sollievo per i consumatori accompagnato, però, dall’effetto pernicioso di privarli del reale segnale di spesa, efficace pungolo per tempestivi comportamenti virtuosi di consumi risparmiosi.

Difficile prevedere gli attesi rincari della tariffa elettrica per famiglie e imprese non ancora traghettati ai contratti liberi. Ma per il trimestre ottobre-dicembre, tra recuperi degli adeguamenti congelati nei mesi scorsi e ulteriori aumenti, la forchetta delle nuove tariffe oscillerà presumibilmente tra 40 e 50 centesimi di euro per kWh, praticamente fino al raddoppio rispetto alle tariffe attuali che si aggirano intorno ai 25 centesimi al kWh. Tutto dipenderà dalla priorità che il dossier energia riceverà dalla coalizione vittoriosa alle urne. Giorgia Meloni alla guida di Fratelli d’Italia, vincitrice indiscussa della tornata elettorale, ha le idee chiare sul caro bollette: “Riduce il potere di acquisto e fa aumentare i costi di produzione e inflazione”. Avrà però materialmente il margine operativo, senza contare la liquidità da iniettare (in assenza di scostamenti di bilancio) per fermare l’adeguamento monstre di ottobre?



Se durante la prima parte del 2022 i consumatori che avevano sottoscritto l’anno precedente dei contratti a prezzo fisso con degli operatori del mercato libero si sono ritrovati tutelati (loro davvero) contro i rincari, ora, per molti, giunti a scadenza, i rinnovi riflettono gli effetti di un mercato alle stelle. Mentre il passaggio al mercato libero per quel rimanente terzo di utenza ancora nel regime di tariffe regolate, è poco attrattivo. Sul Portale Offerte sono riportate le offerte commerciali dei vari operatori evidenziandone anche lo scostamento rispetto all’offerta, attuale, in regime tutelato. Poche le offerte a prezzo fisso e discutibile la loro convenienza contrattuale. In alcuni casi, l’offerta supera l’euro al chilowattora per agganciarsi alla prevista dinamica futura (300% in più rispetto al 2020).



Cambiamenti anche nel metodo di indicizzazione del prezzo della materia prima gas la quale per le bollette in tutela sarà aggiornata mensilmente anziché trimestralmente prendendo come riferimento non più le quotazioni a termine del mercato all’ingrosso, ma la media dei prezzi effettivi sul mercato degli scambi all’ingrosso dei volumi di gas necessari per soddisfare la domanda. Questa modifica permetterà di non trasferire al consumatore al dettaglio i costi di copertura del rischio del mercato a termine spiega l’Autorità. Ma la misura è utile anche per finalità educative di consumo del singolo utente in un momento di crisi.

Infatti, la delibera Arera introduce anche la possibilità per l’operatore di fatturare mensilmente, accorciando così le distanze tra i segnali di prezzo e i segnali di spesa effettiva sul consumo del cliente finale che avrà tempestiva contezza del costo del metrocubo di gas e dei suoi consumi sempre che si pratichi regolarmente l’autolettura e non ci si affidi ai volumi in acconto stimati e fuorvianti per calcolare i benefici dei risparmi di gas attuati come singolo consumatore.

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