Si rinnova anche in data odierna, mercoledì 11 agosto 2021, l’appuntamento con il tradizionale bollettino Coronavirus Italia, strumento che, grazie ai dati raccolti e forniti dal Ministero della Salute, consente di disporre di una fotografia puntuale e aggiornata circa la situazione pandemica attuale nel nostro Paese, con particolare riferimento al numero di nuovi casi rilevati e alla pressione esercitata sul tessuto ospedaliero, fin qui ancora distante dai livelli di guardia, ma comunque cresciuta rispetto all’inizio dell’estate in corso.



Le statistiche di oggi rivelano che nel Belpaese, nelle ultime ventiquattro ore, sono stati individuati 6.968 contagiati, a fronte di 230.039 tamponi eseguiti (tra molecolari e antigenici). In virtù di ciò, si è assistito a una crescita di 0,7 punti percentuali del tasso di positività, arrivato al 3%. Sono stati invece 31 i morti e 4.450 i guariti, con 15 nuovi ingressi nelle terapie intensive e 68 negli altri reparti ospedalieri. Gli attualmente positivi nello Stivale sono 118.761, di cui 115.476 in isolamento domiciliare. Infine, oggi sono state somministrate in totale 72.701.822 dosi di vaccino.



CORONAVIRUS ITALIA, GALLI: “IN AUTUNNO MOLTI PIÙ CASI DI QUANTO SI POSSA PENSARE”

Dopo avere letto il bollettino Coronavirus Italia riferito alla giornata di oggi, registriamo anche le dichiarazioni di Massimo Galli, direttore della clinica di Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano, di fronte alle telecamere di “Buongiorno”, su Sky Tg24: “In autunno non credo avremo la pressione dello scorso anno, perché le persone più a rischio di fare una brutta malattia sono vaccinate – ha asserito -. Tuttavia, avremo molte più infezioni di quanto si pensi, perché molte persone si stanno infettando in maniera asintomatica come i giovani. Il virus sta circolando parecchio, troppo. Anche se il peggio è passato per un Paese come questo”.



Quella attuale è, a tutti gli effetti, la pandemia dei non vaccinati, “visto che il 90% dei ricoverati in terapia intensiva non è vaccinato e che il restante 10% non risponde al vaccino per i più svariati motivi, dalle malattie gravi preesistenti a qualche caso rarissimo di predisposizione individuale a non rispondere”. Galli ha poi precisato che “anche chi non ha risposto alle prime due dosi non è detto che risponda alla terza. Bisognerà su questo decidere delle strategie e documentare l’eventuale risposta alla terza dose”.