È un aumento considerevole e allarmante quello cui si assiste oggi 13 ottobre per quanto riguarda sia le terapie intensive e sia i ricoveri nei reparti Covid-19 di tutto il Paese: il bollettino coronavirus diffuso dal Ministero della Salute registra purtroppo 5.901 nuovi casi a fronte di nuovi 112.544 tamponi (rapporto resta però simile a ieri, 5,24%). Di questi nuovi positivi, 41 purtroppo sono morti (su 36.246 totali), 1.428 i dimessi-guariti (su 242.028) e altri 4.429 unità nel saldo di attualmente positivi tra ieri e oggi: al momento in Italia sono positivi al coronavirus 87.193 persone (su 365.467 ufficiali da inizio pandemia), di questi purtroppo si registrano +62 terapie intensive occupate rispetto a ieri (514 totali in tutta Italia), 5.590 ricoverati nei reparti Covid (+317) e 81.603 persone senza sintomi o con pochi sintomi in isolamento domiciliare. Resta la Regione Lombardia la prima per contagi anche oggi in tutto il Paese, con 1.080 casi, davanti ai 635 della Campania, 585 in Piemonte, 485 del Veneto, Toscana 480, Lazio 579, 447 Liguria.



IL BOLLETTINO DI IERI

È in vigore dopo la firma del Premier Conte il nuovo Dpcm 13 ottobre 2020 nel quale il Governo pone un’ulteriore stretta sui contagi da coronavirus in rialzo nelle ultime settimane: ieri il bollettino del Ministero della Salute ha registrato 4.619 nuovi contagi in 24 ore, dato in diminuzione come ogni inizio settimana per il minor numero di tamponi effettuati nel weekend (85.442 ieri, 105mila domenica, 130mila sabato). In vista delle nuove norme in arrivo oggi con il decreto di Palazzo Chigi, si tenta di diminuire ospedalizzazioni per non sconvolgere la tenuta del sistema sanitario nazionale (al momento sotto controllo) nei prossimi mesi: in attesa del nuovo bollettino Covid di questo pomeriggio, ieri 12 ottobre si segnalavano dei 4619 nuovi casi purtroppo altri 39 morti (su 36.205 totali da inizio pandemia), 891 i guariti-dimessi (su 240.600) e l’incremento netto di casi positivi tra domenica e lunedì, +3.689 in tutto. Ad oggi in Italia sono riconosciuti e ufficializzati positivi al coronavirus 82.764 persone (mentre sono 359.569 il totale da febbraio fino ad oggi), con il tasso di positività che ieri tra tamponi e infetti dava il 5,40% (in crescita rispetto a settembre): di questi attualmente positivi, 452 sono i posti occupati in terapia intensiva (+32), 4.821 i ricoveri in reparti Covid (+302) e 77.491 in isolamento fiduciario con pochi o nessun sintomo.



CORONAVIRUS ITALIA: IL NUOVO DPCM TRA NORME E NODI IRRISOLTI

Resta la Regione Lombardia la maggiormente colpita dalla diffusione di coronavirus con 696 nuovi contagi in 24 ore, segue la Campania con 662 (ma con molti meno tamponi), poi Toscana 466, Piemonte 454, Sicilia 298, Emilia Romagna 337, Veneto 328, Lazio 395. Con la firma del nuovo Dpcm, il Governo Conte impone stretta su movida, feste private, gite scolastiche e banchetti di cerimonie, ma al momento non invoca il nuovo lockdown e neanche i confinanti locali come però comunque paventati nel prossimo futuro laddove la situazione non dovesse migliorare su tutto i territorio nazionale: «Se molti dei punti toccati dal Dpcm sono certamente utili, altri avranno una efficacia relativa e altri ancora mi lasciano perplessa. Ma la formula magica non c’è e capisco quanto sia difficile coniugare esigenze sanitarie, politiche, sociali e di diritto. Però ci sono dei punti che non sono stati toccati e che invece, per la loro criticità, vale la pena ricordare. Uno di questi è certamente quello dei trasporti», spiega l’immunologa Antonella Viola ordinaria di Patologia generale del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova, in un post su Facebook il giorno dopo il nuovo Dpcm. La mascherina non può proteggere sempre nelle condizioni di forte assembramento visto nei tram e nelle metropolitane, prosegue la Viola invocando quel potenziamento del servizio di trasporto pubblico mancato dal Governo la scorsa estate. «Come risolvere il problema? Certamente sarebbe stato utile imporre un aumento del lavoro da casa (smart working). Perché consigliarlo e non regolamentarlo? Sarebbe stato un segnale forte e avrebbe avuto certamente maggiore incisività», conclude l’immunologa.