Dai 112mila tamponi di ieri ai 152.196 di oggi, con il bollettino coronavirus del Ministero della Salute che purtroppo oggi consegna un quadro allarmante per quanto riguarda l’aumento dei casi positivi, seppur con molte meno ospedalizzazioni e isolamenti domiciliari rispetto ai mesi di marzo e aprile. I dati in arrivo nel secondo giorno di validità del nuovo Dpcm vedono +7.332 nuovi infetti in tutta Italia, di cui purtroppo 43 morti (su 36.289 totali da inizio emergenza), 2.037 nuovi dimessi-guariti (244.065) e l’incremento di attualmente positivi che sale di 5.252 unità rispetto alla giornata di ieri. Al momento in Italia ci sono 92.445 persone infettate dal Sars-CoV-2: di questi, salgono di 25 unità le terapie intensive occupate (539 totali) e sono 6.009 i ricoverati (+419) con la maggiorparte – 86.436 – che restano in isolamento domiciliare. Motivo di questo balzo in avanti dei contagi riguarda sostanzialmente la Regione Lombardia con 1.844 nuovi casi in sole 24 ore (di cui mille solo nell’area di Milano), con i vertici della Regione che stanno valutando la possibilità di ulteriori misure restrittive oltre il nuovo Dpcm già in vigore: dietro alla Lombardia si segnala la Campania con 818 nuovi casi, Veneto con 657, Lazio 543, Toscana 575, Piemonte 499. Si sommano gli interventi di diversi esperti e virologi – da Galli a Crisanti fino a Brusaferro – che fanno intuire come non si debba escludere la possibilità di nuovi lockdown in futuro, forse già in vista delle vacanze di Natale.
#Bollettino di #MinisteroSalute con i #dati di #coronavirus di oggi 14 Ottobre 2020 pic.twitter.com/0ysSHUmUAO
— ilSussidiario (@ilsussidiario) October 14, 2020
IL BOLLETTINO DI IERI
Dall’inizio della pandemia fino ad oggi sono passati ormai 8 mesi ma anche il coronavirus spaventa l’Italia con l’aumento dei contagi ancora ieri nell’ultimo bollettino, il rialzo di terapie intensive, le strette dei Dpcm e lo scontro con le Regioni su scuola e trasporti: sembra non esser cambiato nulla, se non l’esclusione del lockdown ribadito ancora ieri dal Premier Giuseppe Conte. In attesa del nuovo bollettino di oggi – diffuso dal Ministero della Salute dopo le ore 17 – è nella giornata di ieri che si sono sollevati i maggiori allarmi specie sul fronte ricoveri: degli 87.193 casi attualmente positivi di Covid-19 in Italia, 514 sono le terapie intensive occupate con un balzo di 62 nuovi posti occupati in 24 ore, 5.076 sono i ricoverati con sintomi (+255) mentre la maggiorparte resta per fortuna senza sintomi o con pochissimi segni di Covid, 81.603 in isolamento domiciliare. Il bollettino del Ministero ieri segnalava 5.901 contagiati nuovi, di cui 41 morti (36.246 totali), 1.428 dimessi-guariti (su 242.028) e l’incremento dei positivi che sale di 4.429 unità.
CORONAVIRUS ITALIA: IL PUNTO DI BRUSAFERRO E SPERANZA
Resta la Regione Lombardia quella più colpita dall’aumento del contagio da coronavirus, con 1.080 nuovi positivi in 24 ore: il bollettino del Ministero della Salute del 13 ottobre vede poi la Campania al secondo posto con 635 nuovi casi, Piemonte 585, Lazio 579, Veneto 485, Toscana 480, Liguria 447. «Siamo in una nuova fase dell’epidemia, è quello che ci dice questa crescita significativa. Agendo bene possiamo rallentarne la diffusione, possiamo ancora piegare la curva. Il rischio è reale e non va preso sotto gamba», spiega il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro, intervistato stamane dalla Repubblica. Dopo il varo del Dpcm 13 ottobre, il n.1 dell’Iss avverte «Se oggi si rispettano le nuove regole, possiamo evitare di assumere nuovi provvedimenti più avanti»; restano la scuola e i trasporti i veri nodi della discordia tra Regioni e Governo dopo che nel Dpcm non sono state recepite le richieste dei territori (da qui, il nuovo incontro oggi convocato dalla Ministra Paola De Micheli). Secondo Brusaferro «Pochi focolai nella scuola, il contagio è soprattutto a livello familiare e domiciliare. Sul rischio trasporti pubblici servirebbe scaglionare orari delle attività». Intanto il Ministro della Salute Roberto Speranza ieri sera ha ribadito l’allerta nazionale visto che la grande differenza in questa seconda ondata è che «ora il contagio è presente in tutto il Paese. nessuna Regione può sentirsi libera e incolume da rischi, perché la curva epidemica sta crescendo dappertutto. Si lavora per evitare le misure più drastiche». Concludendo la riflessione, il titolare della Sanità aggiunge «la scuola resta comunque la nostra priorità, serve fare cambiare sulle mascherine all’interno delle classi».