Non arrivano delle buone notizie dal bollettino coronavirus Italia di oggi, venerdì 23 ottobre 2020. Nelle ultime 24 ore sono stati registrati 19.143 nuovi casi positivi, oltre 3 mila in più di ieri, anche se è stato annotato il record di tamponi, oltre 182 mila. In tutto sono stati annotati 484.869 infettati dall’inizio dell’emergenza sanitaria. In lieve calo il numero dei nuovi decessi, che resta ancora alto: +91 (ieri +136) per un totale di 37.059 vittime di Covid-19. Buon balzo in avanti per quanto riguarda i pazienti dimessi, +2.352 rispetto a ieri per un totale di 261.808 persone. Nuovo balzo in avanti per quanto riguarda i soggetti positivi dei quali si ha certezza, +16.700 per un totale di 186.002. Infine, da registrare il nuovo rialzo di pazienti negli ospedali italiani: +57 ricoverati in terapia intensiva (1.049) e +855 ricoverati negli altri reparti Covid (10.549). (Aggiornamento di MB)
BOLLETTINO CORONAVIRUS ITALIA, GLI AGGIORNAMENTI DI IERI
In attesa di capire questa sera quale sarà il report settimane sull’indice Rt nelle varie Regioni attraversate dalla seconda ondata di contagi da coronavirus, il bollettino del Ministero della Salute diffuso ancora ieri ha visto aumentare i casi totali fino a 16.079 in 24 ore, con purtroppo 136 morti (su 36.968 totali), 2.082 nuovi dimessi-guariti (su 259.456) e incremento netto di casi infetti tra mercoledì e giovedì di 13.680 unità. Il tasso di positività cresce fino al 9,4% dopo gli oltre 170mila tamponi processati ancora ieri: in attesa del nuovo bollettino Covid di questo pomeriggio, ad oggi in Italia sono positivi al coronavirus 169.302 persone. Di questi, 992 sono le terapie intensive occupate (+66 l’aumento in 24 ore), 9.694 i ricoverati con sintomi nei reparti d’ospedale (+637) mentre con pochi o zero sintomi sono in isolamento 158.616 cittadini italiani. Il contagio ieri si è diffuso ancora in grande quantità in Lombardia – +4125 nuovi positivi – in Campania (1541), Piemonte 1550, Veneto 1325, Lazio 1251, Toscana 1145, Emilia Romagna 889.
CORONAVIRUS ITALIA: PRESSING LOCKDOWN SUL GOVERNO
In attesa del nuovo bollettino coronavirus in arrivo questo pomeriggio dal Ministero della Salute, preoccupa gli esperti lo stato di salute attorno ai grandi centri urbani, a cominciare da Milano, Roma, Napoli e Genova: nella notte è scattato il coprifuoco in tutta la Lombardia, da questa sera invece è il turno di Campania e Lazio e già nei prossimi giorni potrebbero aggiungersi provvedimenti simili in Veneto, Piemonte, Sardegna. «Negli ultimi 20 giorni il numero dei casi sta raddoppiando ogni settimana e da una settimana il numero dei decessi sta seguendo quello dei casi», spiega il fisico Giorgio Parisi dell’Università Sapienza di Roma, il rischio è di arrivare a 400 morti nelle prossime due settimane. Sale dunque il pressing sul Governo per valutare misure più restrittive, e la parola lockdown risuona sempre più forte negli ambienti scientifici e anche politici: «In questo momento aspettiamo di poter comprendere i risultati del Dpcm di domenica sera. C’è un fortissimo coordinamento tra governo e presidenti delle regioni del nostro Paese e verifichiamo di volta in volta la situazione in modo da intervenire in maniera puntuale cercando di evitare un nuovo lockdown», ha spiegato il Ministro D’Incà intervistato da Rai Radio1. Un vasto team di scienziati e professori lancia una lettera-appello al Presidente Mattarella e al Premier Conte affidandosi al report del n.1 dell’Accademia del Lincei, proprio lo stesso Giorgio Parisi: «La salvaguardia dei posti di lavoro, delle attività imprenditoriali e industriali, esercizi commerciali, e le altre attività verrebbero del resto ad essere anch’esse inevitabilmente pregiudicate all’esito di un dilagare fuori controllo della pandemia che si protraesse per molti mesi. Prendere misure efficaci adesso serve proprio per salvare l’economia e i posti di lavoro. Più tempo si aspetta, più le misure che si prenderanno dovranno essere più dure, durare più a lungo, producendo quindi un impatto economico maggiore» (dalla lettera mostrata in esclusiva da Adnkronos).