Dai 2.677 contagi di martedì ai 4.458 nuovi casi registrati oggi dall’ultimo bollettino diffuso dal Ministero della Salute: l’allerta per la “seconda ondata” di coronavirus in Italia prosegue con aumento ulteriori di oltre mille casi rispetto alla giornata di ieri. Di questi nuovi positivi, l’incremento netto degli attuali positivi è di 3.376 unità (65.952 totali in tutto il Paese), con purtroppo ancora 22 morti (sui 36.083 da inizio emergenza) e 1.060 guariti-dimessi sui 236.363 a carattere generale. Sono in tutto 338.398 i casi di Covid-19 in Italia da febbraio ad oggi, con l’aumento delle ospedalizzazioni che vedono oggi +21 terapie intensive occupate (358 totali) e ben 143 nuovi ricoveri sui 3925 totali nei reparti Covid. Tra mercoledì e giovedì sono stati processati altri 128.098 tamponi, ulteriore record dopo i già 125mila segnati ieri: questo significa che l’allarme cresce, crescono i contagi e crescono anche le “indagini” di tracciamento che portano sempre più test analizzati. A livello di distribuzione del contagio in tutto il Paese, il bollettino del Ministero della Sanità individua ancora la Campania come la Regione più colpita oggi con 757 nuovi contagi: segue la Lombardia con 683 casi (ma resta fortissima ancora la differenza dei tamponi processati a vantaggio della regione lombarda), Veneto 491, Lazio 359, Toscana 339, Piemonte 336, Sicilia 259.
IL BOLLETTINO DI IERI
La situazione è seria, continua a ripetere il Governo e così prima proroga lo stato di emergenza fino al 31 gennaio 2020 e poi estende il Dpcm con nuove regole fino al 15 ottobre (ma sarà poi integrato con nuovo decreto con valenza a 30 giorni): nel mezzo, il bollettino coronavirus visto ieri e diffuso dal Ministero della Salute che inquadra l’allarme sui nuovi contagi (anche se resta ancora sostenibile ampiamente l’ospedalizzazione). In attesa dei nuovi dati di oggi 8 ottobre 2020, ecco quanto avvenuto fino a ieri dopo gli ultimi 125.314 tamponi processati (nuovo record da inizio pandemia): sono 3.678 i nuovi contagiati in tutta Italia, di cui 2442 è l’incremento stretto di nuovi casi (62.576 le persone attualmente positive), 1.204 dimessi-guariti (su 235.303 totali) e purtroppo anche 31 morti, con la quota generale che sale a 36.061 da inizio emergenza. In tutta Italia ci sono stati fino ad oggi 333.940 casi di coronavirus, ma dal punto di vista delle rianimazioni la situazione resta ancora sotto controllo (seppur in aumento di 18 nuovi posti occupati) con 337 terapie intensive e 3.762 ricoverati con sintomi (+157). A livello di distribuzione del contagio nei territori, ancora la Campania in testa con 544 nuovi casi, segue la Lombardia con 520 (ma la regione di De Luca processa 7.504 tamponi, la Reg. Lombardia ne ha fatti solo ieri 21mila), Veneto 375, Lazio 357, Piemonte 267, Sicilia 213.
CORONAVIRUS ITALIA, SPERANZA “LA SITUAZIONE È SERIA”
Dalla giornata di oggi è attivo su tutto il territorio nazionale il nuovo Dpcm che estende le regole del precedente fino al 15 ottobre 2020 ma che integra con il nuovo Decreto Covid lo stato di emergenza prorogato al 31 gennaio e soprattutto l’obbligo di mascherine sempre anche all’aperto. «Non abbassiamo la guardia», ha spiegato stamane nell’intervista a Le Monde il Premier Giuseppe Conte: dopo le dichiarazioni alla stampa ieri – dove ha spiegato il contenuto dei nuovi decreti anti-Covid – il Capo del Governo prosegue nel tracciare la linea dei prossimi giorni, «dietro ai dati italiani sul coronavirus non c’è nessun miracolo, solo sacrifici. Oggi questi sforzi ci permettono di affrontare questa nuova fase con un’attenzione massima. Non abbassiamo la guardia, perché siamo consapevoli che una o due settimane di distrazione potrebbero condurci a una nuova fiammata». Ieri nel frattempo, a commento del nuovo Decreto oltre che sui dati dell’ultimo bollettino coronavirus, il Ministro della Salute Roberto Speranza ha spiegato «Nel Consiglio dei ministri di oggi abbiamo prorogato lo stato di emergenza con un cambio di tendenza nelle misure. Dal 4 di maggio le misure nel Paese tendevano ad allargare le possibilità di movimento, oggi le ordinanze dicono: attenzione la situazione è seria e delicata, siamo ancora in battaglia».