La “fotografia” del coronavirus in Italia dopo l’ultimo bollettino della Protezione Civile è sostanzialmente la medesima di ieri, se si eccettua un numero di vittime ancora alto ma per fortuna inferiore rispetto ai dati raccolti sabato: +75 morti (erano 111 ieri), +355 nuovi casi registrati (ieri erano 416) e –1616 malati, ma qui ieri il dato era più alto e vedeva addirittura -2484 contagiati in sole 24 ore. Prosegue comunque una curva di contagio ridotta rispetto a settimane fa, con la riapertura tra le Regioni dal 3 giugno in poi che si avvicina sempre più. Il bollettino diffuso dalla Protezione Civile nazionale, nella conta generale dei dati, registra oggi 233.019 persone contagiate dal Covid-19 dall’inizio pandemia (+355), di cui 42.075 attualmente positive (-1.616): sono 435 (-15) le persone in terapia intensiva, 6.387 persone sono ricoverate con sintomi (-293) e 35.253 persone, pari all’84% degli attualmente positivi, sono in isolamento senza sintomi o con sintomi lievi. A fronte di 3.878.739 (+54.118) tamponi effettuati, sono ancora +1874 guariti in 24 ore sui 157.507 a livello generale. Lato Regioni, sono ancora 20.996 le persone contagiate in in Lombardia (ma si dimezzano i morti, “solo” +33 oggi), 5.161 in Piemonte, 3.163 in Emilia-Romagna, 1.500 in Veneto, 1.111 in Toscana, 669 in Liguria, 2.983 nel Lazio.
#Bollettino di #ProtezioneCivile con i #dati relativi a #coronavirus di oggi 31 maggio pic.twitter.com/1tlx2YdrQQ
— ilSussidiario (@ilsussidiario) May 31, 2020
I DATI AGGIORNATI AL 30 MAGGIO
Mentre le Regioni continuano i diversi litigi sulle riaperture del 3 giugno prossimo, i dati del bollettino coronavirus nazionali offerti ieri dalla Protezione Civile mostrano quantomeno un rischio “minore” per quanto riguarda il contagio della pandemia: 232.664 sono i casi positivi al Covid-19 dall’inizio della pandemia, +416 nuovi casi registrati tra venerdì e sabato. Le vittime sono ancora purtroppo 111, con il totale che schizza a 33.340 dall’inizio dell’epidemia da coronavirus: scende e di tanto però il numero delle persone attualmente positive, ben -2484 rispetto al giorno precedente (43.691 i totali attuali). Molto buoni sono anche i numeri dal fronte ospedaliero con 450 persone in cura presso le terapie intensive (-25), 6.680 persone sono ricoverate con sintomi (-414) e 36.561 persone, pari all’84% degli attualmente positivi, sono in isolamento senza sintomi o con sintomi lievi.
Infine, da registrare nell’ultimo bollettino coronavirus della Protezione Civile disponibile +2789 guariti-dimessi sui 155.633 a livello generale. Nel dettaglio del contagio regionale, i dati di ieri vedono ancora 21.809 persone contagiate in Lombardia, 5.290 in Piemonte, 3.279 in Emilia-Romagna, 1.612 in Veneto, 1.166 in Toscana, 781 in Liguria, 3.055 nel Lazio, 1.347 nelle Marche, 981 in Campania, 1.222 in Puglia, 366 nella Provincia autonoma di Trento, 999 in Sicilia, 305 in Friuli Venezia Giulia, 770 in Abruzzo*, 137 nella Provincia autonoma di Bolzano, 31 in Umbria, 186 in Sardegna, 17 in Valle d’Aosta, 151 in Calabria, 156 in Molise e 31 in Basilicata.
CORONAVIRUS ITALIA, ANCORA CAOS RIAPERTURE
Al netto dei dati che raccontano di un andamento certamente più lento del coronavirus dall’inizio della fase 2 – confermato anche dalle “pagelle” Iss dello scorso 29 maggio – in alcuni Governatori del Centro-Sud restano diversi dubbi in merito alle riaperture “totali” dal 3 giugno prossimo: in particolare, il territorio più colpito dal coronavirus fa registrare prima del 31 maggio il 53% dei nuovi contagiati e il 60% delle vittime, nella giornata in cui ben 11 regioni invece non segnalano deceduti e Sardegna, Umbria, Calabria, Molise e Basilicata non rilevano neanche un nuovo contagio. Per questo motivo Solinas (Sardegna), De Luca (Campania) e Rossi (Toscana) sollevano critiche al Governo per la decisione ormai quasi certamente ratificata della riapertura interregionale tout court.
A favore delle riaperture in maniera decisa, oltre a Lombardia e Piemonte, anche i Governatori di Puglia, Liguria, Veneto, Emilia Romagna e Calabria. Il “fronte del no” invece replica: «Se ci sono situazioni di regioni dove ancora il livello di contagio è più alto, tenerne conto non è sbagliato», spiegano Rossi e De Luca, con il n.1 campano che aggiunge «Davvero non si comprende quali siano le ragioni di merito che possono motivare un provvedimento di apertura generalizzata e la non limitazione della mobilità nemmeno per le province ancora interessate pesantemente dal contagio». A provare a chiudere la polemica, lasciando però spazio per cambiamenti “dell’ultimo momento” è il Ministro della Salute Roberto Speranza che ancora ieri sera spiegava «i dati saranno monitorati fino all’ultimo giorno prima della riapertura tra le regioni e se dovessero indicare una tendenza ancora preoccupante non si escludono interventi».