Lo standard degli ultimi dati in Italia emersi dal bollettino coronavirus della Protezione Civile è sostanzialmente lo stesso degli ultimi giorni: +161 morti (1 in meno di ieri) calano per fortuna i nuovi contagi (+665, ieri erano più di 800) ma soprattutto si alzano ulteriormente gli “ex-malati”, -2.377 casi rispetto al report del 19 maggio. Eppure restano dei coni di preoccupazione in tutta Italia, a cominciare dalla Lombardia che ancora oggi vede 294 nuovi contagi e soprattutto 65 morti (lunedì erano 24, ieri 54): nell’attesa di capire il trend effettivo di questa fase 2-bis, il bollettino diffuso dalla Protezione Civile mette in evidenza 227.354 contagi dall’inizio della pandemia (+665 rispetto a martedì), con 62.752 ancora attuali (decremento importante di 2.377 assistiti). Di questi, 676 pazienti in terapia intensiva (-40, -5,59%), 9.624 ricoverati con sintomi (-367), 52.452 in isolamento domiciliare senza sintomi o con sintomi lievi (-1.970). Ottimo infine il dato sui guariti-dimessi che sale ancora di 2.881 unità a fronte dei 132.282 generali in tutta l’Italia. I dati del contagio regionale invece mostrano dietro la Lombardia con 26.671 contagi (in calo rispetto a ieri) ancora il Piemonte con 9,151 attualmente positivi, l’Emilia Romagna con 5.098 e il Veneto con 3,532.
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I DATI DI IERI
L’Italia intera vive giorni da fiato sospeso per capire se vi saranno nuove ondate di coronavirus dopo le riaperture del 18 maggio o se i dati contenuti nel bollettino della Protezione Civile ogni giorno continueranno a migliorare come stanno ormai facendo da metà aprile in poi. Nell’ultimo report prima del 20 maggio si sono registrati risultati altalenanti rispetto alle 24 ore precedenti: migliorati ancora i ricoverati e i guariti, mentre per contagi e vittime si è segnalato una lieve risalite nei numeri che ha un po’ frenato gli entusiasmi rispetto a lunedì dove si era toccato il punto più “basso” dall’inizio del lockdown per positività e letalità del Covid-19. Nel bollettino di ieri invece si segnalano 162 morti e 813 nuovi contagi in più rispetto al 18 maggio, con dati generali che schizzano così a 32.169 vittime e 226.699 persone che hanno contratto il Sars-CoV 2 dall’inizio della pandemia. Al momento restano malati però “solo” 65.129 persone in tutto il Paese, -1.424 rispetto alle 24 ore precedenti: di questi, 716 sono in terapia intensiva (-13), 9.991 ricoverati con sintomi (-216), 54.422 in isolamento domiciliare senza sintomi o con sintomi lievi (-1.175). Bene il fronte di guariti-dimessi con nuovi +2075 su 129.401 totali.
CORONAVIRUS ITALIA, ISS “IL PROBLEMA DEGLI ASINTOMATICI”
A livello di distribuzione regionale del coronavirus, il bollettino della Protezione Civile di ieri mostra 27.291 persone ancora contagiate in Lombardia, 9.635 in Piemonte, 5.330 in Emilia-Romagna, 3.754 in Veneto, 2.323 in Toscana, 2.264 in Liguria, 3.786 nel Lazio, 2.128 nelle Marche (da un ricalcolo dei dati, ha sottratto 8 casi che erano stati segnalati erroneamente positivi al Covid-19 nei giorni 17 e 18 maggio), 1.518 in Campania, 1.941 in Puglia, 204 nella Provincia autonoma di Trento, 1.524 in Sicilia, 600 in Friuli Venezia Giulia, 1.389 in Abruzzo, 308 nella Provincia autonoma di Bolzano, 66 in Umbria, 341 in Sardegna, 49 in Valle d’Aosta, 382 in Calabria, 212 in Molise e 84 in Basilicata.
Intervenendo stamane in Commissione Sanità in Parlamento il professore Giovanni Rezza, direttore generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute e membro del CTS, ha provato a spiegare i prossimi step da raggiungere nella fase 2 in corso ormai dal 4 maggio scorso: «Sta a noi cittadini continuare a tenere comportamenti corretti di distanziamento sociale, per far sì che il livello di circolazione del virus resti basso e sta alla sanità pubblica intervenire per rilevare immediatamente eventuali focolai di infezione». Rezza boccia poi l’efficacia dei test rapidi – «sono molto meno affidabili dei test sierologici» – e infine ribadisce il problema ancora non risolto degli asintomatici: «Il grande problema di questa infezione è che è difficilmente controllabile per alcuni fattori. In parte per gli asintomatici, che sono importanti, e contano per il 10% delle trasmissioni del coronavirus Sars-Cov-2. Ma anche perché una persona diventa infettante nel momento in cui compaiono i sintomi, e addirittura un po’ prima nella fase presintomatica».
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