Sono stabili i dati relativi ai nuovi casi di coronavirus in Italia. È quanto emerge dal nuovo bollettino della Protezione civile, diffuso oggi venerdì 22 maggio 2020. Ci sono 652 casi in un giorno, quindi il totale sale a 228.658 dall’inizio del monitoraggio della pandemia. Cala invece il numero dei morti: sono 130 nelle ultime 24 ore, quindi nel complesso le vittime sono 32.616. Diminuisce anche il dato delle persone guarite rispetto a ieri, ma è un numero comunque positivo: sono 2.160 i pazienti guariti, quindi il totale sale a 136.720. Quindi, il numero delle persone attualmente positive scende come sta accadendo da una ventina di giorni: la diminuzione è di 1.638 persone infette, quindi le persone attualmente positive in Italia sono 59.322. Di queste, in ospedale ci sono 8.957 persone in reparti Covid, 595 in terapia intensiva. In isolamento domiciliare invece 49.770 persone. Quindi ci sono più asintomatici, come emerso nella conferenza stampa Iss. Infine, il dato sui tamponi: ne sono stati effettuati 75.380 in 24 ore. Il totale dei test è dunque arrivato a quota 3.318.778, per un totale di casi testati di 2.121.847.
In base ai dati della Protezione civile, il numero di persone al momento positive in Lombardia sono 25.933, in Piemonte 8.452, in Emilia Romagna 4.730 e in Veneto 3.023. (agg. di Silvana Palazzo)
CONFERENZA STAMPA ISS, “ORA PIÙ ASINTOMATICI”
Silvio Brusaferro
, presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), nella conferenza stampa di oggi ha “letto” i dati relativi all’andamento dell’epidemia di coronavirus in Italia, in attesa del nuovo bollettino della Protezione civile. La prima novità importante riguarda i nuovi casi: «Sta crescendo la quota degli asintomatici. Questo è un segnale che riusciamo a intercettarli». Dal punto di vista della mappa, la Lombardia ha un netto trend in calo: «Anche se è la regione più colpita, c’è un decremento di casi». L’Umbria invece è stato oggetto di grande dibattito: «Ha un numero limitato di casi, ma i sistemi di alert segnalano anche piccoli scostamenti. Ma la scala parla di 25-50 casi». La stessa cosa vale per il Molise e per la Valle d’Aosta: «Ci sono stati piccoli picchi». Questo si traduce nella stima del valore dell’indice di trasmissibilità Rt: «Le regioni che avevano Rt più alto ora ne hanno uno più basso. Questo ci dice che c’è una grande oscillazione. Non deve essere visto come una pagella, ma è uno strumento dinamico che ci aiuta a capire quello che sta avvenendo nella nostra realtà».
La stima di #Rt data dall’Istituto Superiore di Sanità pic.twitter.com/V1gQcZ3WDs
— ilSussidiario (@ilsussidiario) May 22, 2020
Brusaferro ha parlato anche dello strumento di monitoraggio del coronavirus in Italia. «L’incidenza settimanale è molto eterogenea nel territorio nazionale. In alcune Regioni il numero dei casi è ancora elevato, quindi la situazione è complessa, ma in fase di controllo. In altre il numero dei casi invece è molto limitato». Quel che è importante è che non ci siano segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali ospedalieri, anzi si osservano livelli di resilienza in miglioramento nonostante alcuni segnali di allerta. «Le nostre misure hanno funzionato in tutte le regioni, ma ci sono piccoli focolai che descrivono una situazione fluida dal punto di vista epidemiologico», ha proseguito Brusaferro, secondo cui serve un rafforzamento dei servizi territoriali per la prevenzione e risposta durante questa fase di transizione. Il quadro sintetito complessivo mostra che la valutazione relativa all’aumento di trasmissione e attuale impatto di Covid-19 sui servizi assistenziali è bassa-moderata livello 2-3 in Valle d’Aosta, mentre altrove è bassa di livello 2 con la sola Lombardia in osservazione. Il trend è in calo ovunque, mentre in Campania è in via di definizione. (agg. di Silvana Palazzo)
Il quadro sintetico degli #indicidicontagiosita e di rischio per regioni diffuso da Istituto Superiore Sanità pic.twitter.com/JDWSDgGplE
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CONFERENZA STAMPA ISS E BOLLETTINO PROTEZIONE CIVILE
Da un lato i numero ufficiali del bollettino Protezione Civile che migliorano sensibilmente ancora nell’ultimo report prima del 22 maggio; dall’altro i numeri impietosi che l’Inps pubblica rispetto ai 20mila morti registrati come disavanzo tra marzo-aprile 2019 e 2020. Il problema delle vittime “sommerse” perché semplicemente non risultate positive al coronavirus resta uno dei nodi che ancora il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità non è riuscito a risolvere dopo più di 3 mesi dall’inizio dell’emergenza Covid-19. Al netto delle polemiche e in attesa di una comunicazione ufficiale in merito dal CTS, torniamo agli ultimi dati ufficiali resi noti ieri nel report quotidiano: sono 156 i morti registrati tra mercoledì e giovedì (il giorno prima erano stati 161) con +642 contagiati (mercoledì erano 665) e un ottimo numero di guariti, 2278 (erano stati 2881 solo 24 ore prima) . L’emergenza resta ma con una netta diminuzione dei numeri di contagiati e ricoverati: 228.006 le persone che hanno contratto il coronavirus dall’inizio della pandemia (+642 nuovi contagi in 24 ore), di questi però solo 60.960 sono ancora attualmente positivi, un decremento di ben 1.792 assistiti. È in corso la nuova conferenza stampa dell’Iss sull’andamento epidemiologico con le analisi degli ultimi 7 giorni del Comitato Tecnico Scientifico: qui sotto la diretta video streaming con i tecnici Iss-Cts.
FASE 2 CORONAVIRUS: IL NODO SPOSTAMENTI
Da segnalare nell’ultimo bollettino coronavirus Protezione Civile di ieri anche 640 pazienti in terapia intensiva (-36, -5,33%), 9.269 ricoverati con sintomi (-355), 51.051 in isolamento domiciliare senza sintomi o con sintomi lievi (-1.401). Infine il numero di guariti totale – 134.560 dall’inizio dell’epidemia Covid-19 – e i dati dai report delle singole Regioni che vedono ancora 26.715 persone positive in Lombardia, 8.710 in Piemonte, 4.926 in Emilia-Romagna, 3.286 in Veneto, 1.877 in Toscana, 2.075 in Liguria, 3.637 nel Lazio, 1.832 nelle Marche, 1.373 in Campania, 1.839 in Puglia, 66 nella Provincia autonoma di Trento, 1.522 in Sicilia, 578 in Friuli Venezia Giulia, 1.272 in Abruzzo, 250 nella Provincia autonoma di Bolzano, 61 in Umbria, 318 in Sardegna, 43 in Valle d’Aosta, 326 in Calabria, 194 in Molise e 60 in Basilicata.
Nel frattempo, con la fase 2 entrata ormai nel pieno vivo della convivenza con il coronavirus, si apre un nodo non da poco nei prossimi giorni: gli spostamenti tra una Regione e l’altra, l’ultimo vero vincolo del lockdown che fu, dovrebbero essere permessi dal 3 giugno in poi. Ma secondo il Comitato Tecnico Scientifico tutto dipenderà dal prossimo report Iss-Ministero del 29 maggio: se in quella data il monitoraggio epidemiologico delle Regioni sarà con basso rischio allora ci potrà essere piena mobilità, altrimenti un nuovo Dpcm potrebbe normare nuove regole e limitazioni. Se così fosse l‘apertura potrebbe non essere totale ma consentita solo tra territori con lo stesso indice di contagio: stando ai numero in mano oggi con l’intreccio dei 21 parametri dell’algoritmo imposto dall’ultimo Decreto Speranza, i cittadini della Lombardia potrebbero andare solo in Molise e in Umbria (e viceversa), con situazioni davvero ai limiti dell’assurdo che potrebbero verificarsi che la regola non cambierà nei prossimi giorni.