Calano le vittime
rispetto a ieri ma ci sono quasi 100 contagiati da coronavirus in più rispetto all’ultimo bollettino espresso lunedì: i dati della Protezione Civile anche per il 26 maggio consegnano una situazione generale non catastrofica, ma comunque con diversi punti ancora da risolvere prima di poter parlare di emergenza conclusa. Il report consegnato dalle 21 Regioni vede ad oggi 230.555 (+397) persone positive al Sars-CoV 2, di cui però 52.942 sono attualmente malate, un decremento molto importante di 2.358 assistiti rispetto a ieri. Le vittime salgono drammaticamente a 32.955 dopo le ultime 78 registrate nelle scorse ore, mentre sale ancora molto bene il dato dei guariti-dimessi: sono in totale 144.658 (+2.677). Positive le notizie che arrivano dagli ospedali un po’ in tutta Italia: 521 pazienti in terapia intensiva (-20, -3,7%), 7.917 ricoverati con sintomi (-268), 44.504 in isolamento domiciliare senza sintomi o con sintomi lievi (-2070). Calano rispetto a ieri i morti in Lombardia (“solo” +22) mentre vi sono addirittura -738 malati e solo +159 casi (14 a Milano): a livello di diffusione regionale, dietro dunque alla Regione più colpita troviamo ancora il Piemonte con 6.941 persone contagiate, l’Emilia Romagna con 4.136 contagi e il Veneto con 2.431 unità registrate.
I DATI DI IERI
Il coronavirus in Italia sta lentamente frenando la sua furia e anche nell’ultimo bollettino della Protezione Civile diffuso ieri si registrano dati confortanti in merito a guariti, malati e ricoveri: resta importante il numero delle vittime purtroppo – altre 92, di cui 34 solo in Lombardia – ma a livello generale le voci del bollettino sono ormai tutte in costante diminuzione rispetto alle scorse terribili settimane. Eppure si aspettano ancora gli esiti delle riaperture del 18 maggio per “cantare vittoria” con gli esperti che da più parti consigliano ancora prudenza per vedere se seconde ondate siano lì da venire.
Nel frattempo, in attesa del nuovo bollettino coronavirus di oggi (in arrivo come sempre attorno alle ore 18) analizziamo i dati emersi prima del 26 maggio: detto delle vittime (che salgono a 32.877 nazionali), da segnalare 230.158 contagiati da inizio pandemia (+300 casi, netto ribasso rispetto agli oltre 500 di domenica), di cui solo 55.300 sono attualmente positivi al Covid-19 (-1.294). Buone nuove dagli ospedali, dove si registrano 541 pazienti in terapia intensiva (-12, -2,2%), 8.185 ricoverati con sintomi (-428), 46.574 in isolamento domiciliare senza sintomi o con sintomi lievi (-854).
CORONAVIRUS, IL PUNTO DI ARCURI
Infine, il bollettino coronavirus della Protezione Civile segnala anche la distribuzione territoriale del contagio, fondamentale assieme agli altri parametri del Ministero della Salute per calendarizzare le prossime riaperture dal 3 giugno in poi: 25.215 persone attualmente positive in Lombardia, 7.496 in Piemonte, 4.359 in Emilia-Romagna, 2.578 in Veneto, 1.636 in Toscana, 1.556 in Liguria, 3.554 nel Lazio, 1.662 nelle Marche, 1.213 in Campania, 1.678 in Puglia, 517 nella Provincia autonoma di Trento, 1.433 in Sicilia, 386 in Friuli Venezia Giulia, 1.046 in Abruzzo, 184 nella Provincia autonoma di Bolzano, 46 in Umbria, 231 in Sardegna, 33 in Valle d’Aosta, 264 in Calabria, 177 in Molise e 36 in Basilicata. Proprio questa mattina fonti di Palazzo Chigi al Corriere della Sera confermano come vi sia la possibilità dal 3 giugno di riaprire le Regioni, eccetto Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna che ancora vedono la maggior parte di contagi e vittime a livello nazionale.
Fondamentali saranno i dati di venerdì del Ministero Salute che indicheranno l’esatto monitoraggio generale, dopo il quale si dovrà prendere una decisione collegiale Stato-Regioni che si appresta già tesa con lo scontro Sud contro Nord. In tutto questo, intervistato dal Fatto Quotidiano stamane, il commissario straordinario all’emergenza Domenico Arcuri lancia l’allarme: «il virus può tornare e che il Paese si sta preparando per questa evenienza. Sono realista, da qualche parte il coronavirus potrà riacutizzarsi […] I bombardamenti in guerra durano minuti, qui 24 ore e sono invisibili. Per giorni, ho attraversato una Roma vuota, impaurita e dolente. Questa emergenza non è un evento limitato nello spazio e nel tempo, ma un flusso continuo. Senza una data prevista per la fine».