Sono numeri ingenti quelli mostrati dall’ultimo bollettino della Protezione Civile in merito a guariti, attualmente positivi e ricoverati: molto è frutto del registro “successivo” di diversi casi in Lombardia non raccolti negli scorsi giorni, ma resta il senso di un andamento confortante sotto il profilo della diminuzione del contagio tra la fase 1 e la fase 2. Resta però drammatico il conto delle vittime, anche oggi registrate nuovi 369 morti in tutta Italia: i contagiati dal coronavirus dall’inizio della pandemia sono stati 214.457 (+1.444 rispetto a ieri), ma di questi 91.528 sono attualmente malati, con decremento record di 6939 persone che non sono più contagiate dal Covid-19 rispetto all’ultimo bollettino Protezione Civile di ieri.

Le 369 vittime si aggiungono al drammatico bilancio totale (29.684), mentre sono +8.014 i guariti-dimessi rispetto ai numeri di ieri, con computo generale che sale a 93.245. Sul fronte ricoveri, 1.333 (-94) in terapia intensiva e 15.769 (-501) nei reparti Covid-19 non in gravi condizioni. I tamponi sono invece 2.310.929 (+64.263): preoccupanti i dati dalla Lombardia che mostra 222 morti nelle ultime 24 ore: in realtà, chiariscono dalla Regione nell’ultimo bollettino, i dati si riferiscono a comunicazioni avute da ospedali e Comuni dei giorni precedenti legati al weekend del 1 maggio.

I DATI DI IERI

La giornata di ieri si è chiusa con un bollettino della Protezione Civile che ha confermato l’andamento “migliorativo” di questa fase 2 del coronavirus, con segnale di allarme ancora fermo sul numero dei morti (236, di cui 95 solo in Lombardia). I dati aggiornati a prima del 6 maggio riportano ottime notizie invece sui guariti, malati e ricoveri: in attesa del nuovo bollettino in arrivo come sempre attorno alle 18 (e senza più conferenza stampa in diretta streaming), ecco i numeri principali riportati dall’ultimo aggiornamento datato 5 maggio ore 18. Il totale delle persone che hanno contratto il virus è 213.013, ma attualmente malati sono 98.467, con decrescita importante segnalato tra lunedì e martedì di ben 1513 contagiati in meno. Tra questi, vanno segnalati 1.427 sono in cura presso le terapie intensive (-52) e 16.270 persone sono ricoverate con sintomi, anche qui decremento al top con -553 pazienti: 80.770 persone, pari al 82% degli attualmente positivi, sono in isolamento senza sintomi (o solo lievi).

A livello di distribuzione regionale del Covid-19, il bollettino della Protezione Civile mostra i seguenti dati: 37.092 attualmente contagiati in Lombardia, 15.323 in Piemonte, 8.681 in Emilia-Romagna, 7.116 in Veneto, 5.190 in Toscana, 3.427 in Liguria, 4.370 nel Lazio, 3.219 nelle Marche, 2.530 in Campania, 1.041 nella Provincia autonoma di Trento, 2.939 in Puglia, 2.202 in Sicilia, 984 in Friuli Venezia Giulia, 1.809 in Abruzzo, 612 nella Provincia autonoma di Bolzano, 176 in Umbria, 642 in Sardegna, 110 in Valle d’Aosta, 650 in Calabria, 177 in Basilicata e 177 in Molise.

CORONAVIRUS PROTEZIONE CIVILE, IL PUNTO DI BRUSAFERRO

«Sul piano epidemiologico i segnali di come è andata li interpreteremo la prossima settimana. Dai dati capiremo se i i comportamenti dei cittadini sono stati virtuosi. La chiave del successo di questa sorta di sperimentazione risiede nella consapevolezza che ognuno di noi partecipa in prima persona e può fare la differenza. Siamo ancora dentro l’epidemia. Aperture sì, ma con estrema accortezza nel gestirle», spiega così il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità e membro del CTS dott. Silvio Brusaferro in una intervista al Corriere della Sera questa mattina.

Dopo lo stop alla conferenza stampa delle 18 in Protezione Civile con Borrelli e gli altri membri del CTS, la comunicazione e l’impegno dell’ISS non è venuto meno e dietro alle decisioni del Governo in merito a riaperture e “fasi” del Covid-19 v’è sempre il parere dei tecnici: secondo Brusaferro c’è un errore su tutti da non commettere in queste settimane, «Pensare che il pericolo sia passato e dimenticare che potremmo ricaderci, quindi non usare le stesse cautele della fase 1. Mi sembra che tutti abbiamo imparato la lezione. Se continuiamo così potremo poi permetterci maggiori libertà e andare avanti con altre riaperture controllando la diffusione del virus».

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