53.203.327 somministrazioni di vaccini in tutta Italia con i dati aggiornati a oggi 4 luglio: il bollettino quotidiano offerto dal Ministero della Salute e dal Commissario Straordinario vede proseguire la campagna vaccinale su ritmi comunque alti, nonostante il taglio di dosi nell’ultima settimana dovuta principalmente ai minori arrivi di Pfizer in Italia. La media rimane sempre sopra quota 500mila somministrazioni al giorno anche se il computo totale è stato decisamente inferiore rispetto alla settimane precedente: 3.832.469 tra il 21 ed il 26 giugno, sono 2.906.691 tra 28 giugno e 4 luglio.



In aggiunta a rendere più complicata la situazione, in vista dell’emergenza della variante Delta, è il dato di 2,5 milioni di over-60 ancora non vaccinati: sono in tutto 19.826.856 gli italiani che hanno ricevuto completa vaccinazione, il 33,71% della popolazione over-12, ancora troppo pochi per avere una completa schermatura alla variante Delta (che dopo due dosi è sostanzialmente innocua su larga scala).



BOLLETTINO VACCINI: LA SFIDA ALLA VARIANTE DELTA

I dati di un recente rapporto del Public Health England inquadrano la situazione attuale monitorata al Ministero della Salute e al Governo: l’efficacia del vaccino anti-Covid è del 33% con le prime dosi di Pfizer e AstraZeneca contro la malattia sintomatica da variante Delta (B.1.617.2), tre settimane dopo la prima dose rispetto a circa il 50% di efficacia contro la variante inglese (B.1.1.7), fonte ANSA. Alla medesima agenzia, l’epidemiologo molecolare dell’Università Campus Biomedico di Roma, Massimo Ciccozzi sottolinea come vi sia «la necessità di migliorare e implementare il sequenziamento pur avendo recuperato dallo 0,5% al 2,5%, contro il 5% della soglia minima e contro quasi il 10% degli inglesi». Più “sereno” il direttore sanitario dell’Istituto Spallanzani di Roma, Prof. Francesco Vaia, in merito agli scenari che si aprono davanti con la variante Delta: «Noi ci aspettiamo un’efficacia del vaccino del 92-93 per cento e siamo al 95 per cento, significa che siamo ad un’efficacia molto alta. Aggiungiamo che c’è una sintomatologia molto scarsa e questo ci dice che non dobbiamo preoccuparci delle varianti. Il virus muterà sempre ed è già cambiato, non può essere questo l’elemento dirimente rispetto alla strategia che viene rafforzata: vaccinare vaste aree di popolazione». Aperto il dibattito sulla “terza” dose che potrebbe essere somministrate dall’autunno prossimo: «Noi immaginiamo 9-12 mesi ma aspettiamo i risultati dello studio. Solo dopo potremo dire se serve una terza dose. A quei colleghi che dicono che a ottobre e novembre arriverà un’altra ondata – conclude Vaia all’Adnkronos – dico che bisogna avere preoccupazione ma guai a spaventare i cittadini. Le varianti non possono essere utilizzate come clava per fare altre cose. Siamo trasparenti su questo».

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