Continua a tenere banco il caso della limitazione dei 30 km/h introdotta a Bologna. Il ministro Salvini ha subito criticato la direttiva, e nel contempo ha presentato una sorta di “controdirettiva” con l’obiettivo di meglio regolamentare il provvedimento. Come fanno sapere dal governo, così come scrive il Corriere della Sera, la direttiva del ministero dei trasporti e delle infrastrutture «indica l’esigenza del rispetto di alcuni requisiti per le strade dove viene indicata l’ulteriore limitazione dei 30 km/h. Un contesto che veda per esempio la presenza di scuole, ospedali o comunque una forte utenza pedonale». In poche parole si vuole quindi limitare l’introduzione del limite dei 30 km/h, mettendo così i bastoni fra le ruote al limite dei 30 km/h.



Ora il sindaco Lepore dovrà decidere se rivolgersi al Tribunale Amministrativo del Lazio per salvaguardare il proprio progetto amministrativo, o meno. «Quella direttiva avrà impatti del tutto pericolosi se si andranno a ridurre gli strumenti di controllo», le parole del primo cittadino bolognese, intervistato da Porta a Porta su Rai Uno. «Abbiamo studiato tutte le strade – ha aggiunto – le abbiamo scelte in maniera oculata. A Bologna non c’è il caos, abbiamo fatto 20 multe in dieci giorni».



BOLOGNA A 30 KM/H, SALVINI: “AVVIATO UN CONFRONTO ISTITUZIONALE”

Il Mit ha comunque fatto sapere che sulla direttiva dei limiti di velocità «verrà avviato un confronto istituzionale», aggiungendo che il ministro Matteo Salvini, dopo una giornata «in contatto diretto con molti amministratori locali di tutti i colori politici», ribadisce l’impegno a «collaborare per ottenere città più sicure. Va trovato un equilibrio affinché non ci siano provvedimenti poco efficaci o addirittura dannosi», è quindi il messaggio del leader della Lega.

Alle amministrazioni comunali, si legge nella direttiva, «si richiede di evitare qualsiasi fissazione generalizzata di deroghe al limite di 50 km orari nel contesto urbano: qualsiasi cambiamento di questo tipo risulterebbe infatti di per sé arbitrario, in quanto non consentirebbe di valutare attentamente la pluralità di interessi connessi alla circolazione stradale».