Scarcerato poco dopo l’arresto con l’accusa di tentato stupro ai danni una ragazza in pieno centro a Bologna, poi affidato a un Cpr e infine di nuovo a piede libero, nel giro di poche ore, dopo la decisione del pm che, in quanto non colto in flagranza e sospettato “solo” sulla base della testimonianza della presunta vittima, ne avrebbe disposto l’immediata scarcerazone senza passare dalla udienza di convalida e portando così il Tribunale di Milano a rilevare l’impossibilità di “valutare la pericolosità sociale” e a non convalidare il trasferimento nella struttura.



Sarebbero queste le coordinate del caso che si è registrato nel capoluogo emiliano e che vedrebbe coinvolto un somalo richiedente asilo denunciato per violenza sessuale dopo aver molestato la giovane tra via Bertoloni e via Belle Arti, il 6 febbraio scorso. L’uomo, ricostruisce Il Resto del Carlino, non sarebbe sottoposto ad alcuna misura né al vaglio di una eventuale espulsione.



Bologna, somalo accusato di tentato stupro a piede libero pochi giorni dopo l’arresto

Nonostante la gravità del reato contestato, il somalo indagato per violenza sessuale a Bologna sarebbe tornato a piede libero nel giro di pochi giorni dall’arresto, eseguito il 6 febbraio scorso dalla polizia dopo la denuncia di una 30enne che sarebbe stata molestata in pieno centro, e dopo un brevissimo periodo in un Cpr a Milano – dove si sarebbe dovuta valutare la pericolosità sociale -, potrà tornare nel capoluogo senza restrizioni.

Secondo la denuncia della presunta vittima, riporta Il Resto del Carlino, sarebbe stata aggredita alle spalle per strada e palpeggiata con violenza nelle parti intime. L’intervento di un’altra donna avrebbe scongiurato lo stupro e gli agenti lo avrebbero fermato in flagranza. Poche ore dopo, stando alla ricostruzione del quotidiano, il pm titolare dell’indagine avrebbe disposto la scarcerazione immediata motivando la decisione con l’insussistenza del presupposto della flagranza, essendo stato arrestato dopo essersi allontanato dalla scena e identificato quale presunto autore della violenza “soltanto” attraverso la testimonianza delle due donne. A margine della decisione del magistrato, il questore avrebbe disposto il trasferimento dell’indagato in un Cpr in attesa di decisione sulla eventuale espulsione, provvedimento applicabile in caso di pericolosità sociale del soggetto. Il tribunale, però, non avrebbe convalidato quanto stabilito dal questore perché impossibile valutare la pericolosità dell’indagato dal momento che la prima decisione del pm, con la scarcerazione immediata, aveva interrotto l’iter che lo avrebbe condotto all’udienza di convalida e alla conseguente valutazione della sua pericolosità sociale. Alla luce di questa sequenza, non sarebbe stato possibile trattenerlo neppure all’interno del centro.