Sono emersi ulteriori dettagli in merito all’uomo arrestato nelle scorse ore dalle forze dell’ordine, ritenuto responsabile dell’esplosione di un ordigno artigianale nella sede della Lega di Treviso. In base a quanto riferito dai colleghi dell’edizione online di TgCom24, si tratterebbe di uno straniero, tale Juan Antonio Sorroche Fernandez. Il fermato avrebbe 42 anni e sarebbe membro di un movimento anarchico-insurrezionalistia. Confermate quindi le anticipazioni di stamane, con le forze dell’ordine che si erano subito concentrate sugli ambienti dei centri sociali e degli anarchici, dopo aver rivelato la bomba esplosa lo scorso 16 agosto 2018, presso la storica sede K3 del Carroccio in quel di Treviso. L’uomo risulta essere latitante, avendo alle spalle altri ordini di carcerazione, ed è accusato dei reati di strage e attentato con finalità di terrorismo. A permettere l’arresto del 42enne è stato il dna rilevato sull’ordigno, che evidentemente era stato individuato in un database delle persone ricercate. Il fermo è stato eseguito quest’oggi in quel di Brescia. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



BOMBA IN SEDE LEGA TREVISO: PRESO RESPONSABILE

La polizia ha arrestato una persona, fortemente indiziata in merito alla bomba fatta esplodere ad agosto del 2018 presso la sede della Lega di Treviso. In base a quanto riferito dai colleghi dell’edizione online di Repubblica, l’uomo fermato sarebbe gravitante nell’area anarchica insurrezionalista, e il provvedimento della Procura Distrettuale di Venezia, eseguito dalla Digos della laguna assieme alla Direzione centrale polizia di prevenzione, è stato convalidato oggi a Brescia, dove il sospettato è stato bloccato. Gli anarchici, o almeno così si pensa stando alle ultime risultanze dell’indagine, avevano scelto il 16 agosto di un anno fa la storica sede leghista a Treviso, la K3, con l’obiettivo di intimorire gli avversari del Carroccio, da sempre nemici dei centri sociali e degli “antagonisti”. Un ordigno era stato piazzato sulla scala antincendio dell’edificio, che una volta esploso non ha comunque causato danni.



BOMBA ALLA SEDE DELLA LEGA DI TREVISO: FERMATO L’ATTENTATORE

Il fatto inquietante è che quella bomba artigianale era semplicemente una trappola, il classico specchietto per le allodole: aveva infatti l’obiettivo di attirare qualcuno, molto probabilmente degli agenti di polizia, nel piazzale della sede leghista di Villorba, dove era stato posizionato un secondo ordigno, rimasto poi inesploso, ma ben più pericoloso del primo. Si trattava di una pentola a pressione piena di chiodi che era stata collegata ad un filo di nylon: se qualcuno lo avesse calpestato accidentalmente sarebbe scattata la seconda deflagrazione che avrebbe potuto causare dei seri danni. Le indagini si erano subito concentrate sulla pista anarchica, ed in particolare, sulla cellula «Haris Hatzimihelakis /Internazionale» nera, dopo che sul web era stato intercettato un loro comunicato. L’episodio era stato fermamente condannato non soltanto dai politici della Lega a cominciare dal leader Matteo Salvini, che attraverso Twitter scriveva: «Cercano di fermarci, ma violenti e delinquenti non ci fanno paura. Andiamo avanti, più forti di prima». Parole di sdegno erano giunte anche dal numero uno della regione Veneto, Luca Zaia: «Ferma condanna per l’attentato alla sede della Lega di Treviso. Si sia trattato di un atto dimostrativo o della volontà di far del male, di ordigni ad alto potenziale oppure no, poco importa: si tratta comunque di un atto gravissimo, esecrabile».

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