L’INSOLITA CONSEGNA DELLE FONTI AL NEMICO: BIDEN AVREBBE VENDUTO LE SPIE DEL MOSSA RESPONSABILI DELL’ATTENTATO A HANIYEH

Molto probabilmente nei libri di stori futuri la morte di Ismail Haniyeh, capo politico del sanguinario gruppo terrorista di Hamas, sarà uno di quei crocevia da qui le vicende drammatiche successive saranno scandite: alla vigilia di una potenziale escalation di guerra tra Iran e Israele proprio dopo l’uccisione del leader palestinese nella sua casa di Teheran, emerge una possibile verità geopolitica alquanto inusuale. In sostanza, la CIA americana di Joe Biden avrebbe venduto i nomi delle 22 spie del Mossad (il servizio di intelligence di Israele) all’Iran in quanto sospettati di aver piazzato la bomba con cui è morto il 31 luglio 2024 il leader di Hamas.



A spiegarlo oggi su “L’Unità” è l’ex 007 italiano Marco Mancini, che cita suoi fonti personali e che sottolinea come la mossa americana non sia stata gradita affatto dall’alleato Bibi Netanyahu: in un sol colpo infatti, qualora fosse verificata tale informazione di intelligence, gli Usa di Biden avrebbero fornito fonti al nemico iraniano, tradendo di fatto chi ha agito nell’ombra per anni al servizio di Israele e degli stessi Stati Uniti, Si tratta di 22 cittadini iraniani non qualunque, dato che almeno 5 di loro erano Pasdaran, le Guardie della rivoluzione islamica alle dipendenze delll’ayatollah Khamenei: reclutati da anni, scrive Mancini, in maniera completamente sotto copertura hanno passato informazioni al Mossad dal dentro il centro nevralgico di potere in Iran. I Pasdaran sono storicamente scelti proprio per la loro estrema fiducia e riservatezza, tali da poter raggiungere fisicamente l’appartamento – ritenuto iper sicuro – dove lo scorso 31 luglio Haniyeh si è recato al termine della cerimonia di insediamento del nuovo Governo Pezeshkian.



Verrebbe in questo modo confermata la tesi rilanciata dal New York Times qualche giorno fa in merito all’origine reale dell’attentato contro Haniyeh: ucciso non da un raid mirato di Israele ma dalle spie interne che avrebbero piazzato una bomba fisicamente all’interno della casa del leader di Hamas. I 5 Pasdaran e.i restanti 17 iraniani considerate spie del Mossad non sono state arrestate dopo un’indagine di Teheran, né al termine di un blitz delle forze di sicurezza dell’ayatollah: secondo Mancini, «La lista con i nomi è stata loro consegnata dalla Cia, autorizzata dal presidente Joe Biden: i ventidue sono fonti- umane operative sul campo, che l’agenzia americana di intelligence aveva reclutato e condiviso con il Mossad».



LA VERSIONE DELL’EX 007 MARCO MANCINI: “BIDEN VUOLE RALLENTARE L’ESCALATION E RIAFFERMARE LA CENTRALITÀ DELLA CASA BIANCA”

La versione del razzo partito da Israele non convinceva fin dall’inizio in quanto non vi erano prove né conferme da parte delle forze militari di Netanyahu: la bomba invece piazzata da spie traditrici dell’Iran starebbe convincendo i servizi di intelligence internazionali, ma a sorprendere è appunto il fatto che tale informazione sia “fuoriuscita” e che soprattutto dopo pochissimi giorni i 22 sospettati siano già stati gettati nelle ben poco rassicuranti carceri iraniane.

Secondo l’ex 007 Marco Mancini, sempre su “L’Unità”, la mossa della Casa Bianca è volta a rallentare la pericolosa risposta dell’Iran dopo la morte di Haniyeh a Teheran, ma è anche una sorta di “premio” ad Hamas dopo aver ottenuto «il riscatto del commando di truppe speciali Usa catturato dai miliziani palestinesi nel corso di una fallita operazione per esfiltrare ostaggi israeliani reclusi a Gaza dal 7 ottobre». La versione dell’ex agente segreto, su fonti in arrivo dal Medio Oriente, è quanto di più “semplice” in termini geopolitici: fermare l’Iran, tenere a bada Israele e mostrare di essere in grado di gestire il delicato ruolo di “forza dialogante”, molto più del nemico repubblicano Donald Trump. «Si tratta di mosse intese a indicare la sua piena leadership e insieme risultare fondamentale nella elezione di Kamala Harris, riprendendosi un posto di rilievo del gotha democratico», conclude Mancini spiegando come a Tel Aviv e anche a Washington non tutti sarebbero rimasti soddisfatti della scelta di Biden nel vendere spie preziose del Mossad al nemico in piena guerra nel Medio Oriente. La decisione di dare le fonti a chi non è alleato, chiarisce l’ex 007, «È un comportamento che contraddice qualsiasi regola del gioco, anche di quelle non precisamente da terziari francescani praticate da Cia e Mossad».