L’ex calciatore Davide Bombardini e il capo ultrà dell’Inter Andrea Beretta sono stati condannati a 6 mesi, con pena sospesa e non menzione nel casellario giudiziale, dal Tribunale di Milano per esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Il capo d’accusa come riportato da Il Giornale era inizialmente di tentata estorsione, ma è stato successivamente riqualificato nel suddetto. A processo con loro c’era anche l’altro ultrà Claudio Morra, condannato a 10 mesi.



Secondo quanto ricostruito dal pm Leonardo Lesti, il quale aveva chiesto una condanna a 3 anni per gli imputati, questi ultimi avrebbero minacciato un cinquantanovenne al fine di ottenere in modo illecito 100 mila euro, sebbene la vittima come si legge agli atti “non avesse alcun debito nei confronti del Bombardini”. In particolare, il denaro richiesto era stato precedentemente “corrisposto” come “saldo relativo all’acquisto delle quote sociali della ‘Milano Procaccini srl’”, impresa edile, che l’ex trequartista di Palermo, RomaAtalanta Bologna “deteneva”.



Bombardini e l’ultrà Beretta condannati a 6 mesi: l’ex calciatore nega l’accusa

Davide Bombardini, condannato per esercizio arbitrario delle proprie ragioni insieme ai capi ultrà dell’Inter Andrea Beretta Claudio Morra, ha da parte sua sempre negato ogni accusa. A incastrarlo però sono le testimonianze della vittima, la quale ha sostenuto di avere ricevuto da lui stesso una telefonata in cui gli veniva annunciato che “aveva ancora poco tempo per saldare il debito” altrimenti “non sapeva cosa sarebbe successo”. È per questo motivo che l’ex calciatore come stabilito dai giudici dovrà risarcire con 5 mila euro la parte civile.



Il suo entourage di avvocati ha tuttavia annunciato che non si arrenderà di fronte alla condanna. “La sentenza verrà impugnata. È una sentenza che di fatto comunque ha accolto la tesi difensiva della inesistenza del reato di tentata estorsione, che è stato riqualificato in esercizio arbitrario delle proprie ragioni”, ha commentato il suo difensore, Danilo Buongiorno.