Joe Biden ha rotto gli indugi: invierà bombe a grappolo all’Ucraina per sostenere la controffensiva nella guerra scatenata dalla Russia. La fornitura rientra nel nuovo pacchetto di aiuti da 800 milioni di dollari degli Usa, di cui fanno parte anche veicoli corazzati Bradley e Stryker e una serie di munizioni, come proiettili per obici e il sistema missilistico di artiglieria ad alta mobilità High Mobility Artillery Rocket System. Il presidente Usa ai microfoni della Cnn ha parlato di «una decisione difficile» da prendere. «Ne ho parlato con i nostri alleati e ne ho discusso con gli amici al Campidoglio. Gli ucraini stanno esaurendo le munizioni. Questa è una guerra che ruota attorno alle munizioni», ha aggiunto Biden. Non essendo gli Stati Uniti tra i firmatari dell’accordo che vieta l’uso delle bombe a grappolo, ha deciso di procedere. Sono 123 i Paesi che hanno aderito alla convenzione Onu che vieta l’uso di queste armi perché disumano e indiscriminato, soprattutto in virtù degli alti tassi di fallimento che mettono in pericolo i civili spesso per decenni dopo la fine di un conflitto. Ma proprio Usa, Ucraina e Russia non hanno ratificato tale Convenzione.



«Mi ci è voluto un po’ per convincermi ad agire», ha dichiarato Joe Biden. A tal proposito, ha spiegato: «O (gli ucraini, ndr) hanno le armi per fermare i russi ora o non le hanno. E io credo che a loro servano». Sull’invio da parte degli Usa delle bombe a grappolo all’Ucraina è intervenuto anche Jake Sullivan, Consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca. «L’Ucraina ha fornito garanzie sull’uso che farà delle munizioni. La Russia ha usato bombe a grappolo dall’inizio di questa guerra. L’Ucraina ha chiesto munizioni a grappolo per difendersi dall’aggressione russa». Pur riconoscendo che «le munizioni a grappolo sono un rischio», ritiene che esista «anche un rischio se i russi prendono più territorio». La Casa Bianca, comunque, ha fatto sapere che invierà un tipo di proiettili a ridotto “dud rate” o tasso di errore, «il che significa che restano meno piccoli ordigni inesplosi».



BOMBE A GRAPPOLO DA USA A UCRAINA: LE REAZIONI

La Nato, invece, non ha una posizione comune sulle bombe a grappolo, in quanto alcuni Alleati hanno firmato la convenzione Onu che le vieta, altri no. Pertanto, spetta ai singoli Stati la decisione su quali armi e munizioni mandare all’Ucraina. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, in conferenza stampa a Bruxelles ha ricordato che questo tipo di munizioni «sono già usate nella guerra in Ucraina da entrambe le parti: la differenza è che la Russia le usa per attaccare e invadere l’Ucraina, mentre Kiev le usa per proteggersi dall’aggressore». Inoltre, ha fatto sapere che nella Nato c’è condivisione sulla necessità di sostenere l’Ucraina, ma «esattamente quale tipo di armi e di munizioni» mandare a Kiev «varia a seconda dei Paesi e continuerà a variare».



L’Italia, ad esempio, non contempla l’uso di queste munizioni, perché ha firmato tale convenzione nel 2008, l’ha ratificata nel 2011 ed è in vigore dal 2012. Neppure la Germania manderà bombe a grappolo all’Ucraina. Lo ha assicurato il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, dopo aver incontrato i suoi omologhi di Austria e Svizzera a Berna. «La Germania ha firmato la Convenzione, quindi non è un’opzione per noi», ha dichiarato ai giornalisti. Riguardo i Paesi che non hanno firmato la Convenzione Onu, come Cina, Russia, Ucraina e Usa, ha precisato: «Non spetta a me commentare le loro azioni». Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha ribadito la sua contrarietà e di sostenere «la Convenzione sulle munizioni a grappolo (Ccm) e desidera che i Paesi rispettino i termini di tale convenzione. Quindi, di conseguenza, ovviamente, non vuole che ci sia un uso continuato di munizioni a grappolo sul campo di battaglia».

CHE COSA SONO BOMBE A GRAPPOLO, COME FUNZIONANO

Quali munizioni daranno gli Usa all’Ucraina? In esame c’è un proiettile di artiglieria M864, prodotto per la prima volta nel 1987. Sparato dagli obici da 155mm, nell’ultima stima disponibile, che risale a oltre vent’anni fa, il Pentagono sosteneva che quei proiettili avessero un tasso di fallimento del 6 per cento, quindi almeno quattro di ognuna delle 72 submunizioni trasportate da ogni proiettile resterebbero inesplose in un’area di 22.500 metri quadrati, le dimensioni di quattro campi da calcio e mezzo. Un funzionario della Difesa Usa, uno dei sette del Pentagono, della Casa Bianca e dell’esercito che hanno parlato al Washington Post chiedendo di restare anonimi, ha rivelato: «Siamo a conoscenza di rapporti di diversi decenni fa che indicano che alcuni proiettili da 155 mm hanno tassi di fallimento più elevati».

Invece, il Pentagono afferma di avere nuove valutazioni, che si basano su test effettuati nel 2020, da cui emerge che i tassi di fallimento non sono superiori al 2,35%. In ogni caso si supera il limite dell’1% imposto dal Congresso ogni anno dal 2017, comunque si stanno «selezionando attentamente» le munizioni con il tasso del 2,35% o inferiore per mandarle in Ucraina, ha spiegato il generale Patrick Ryder, portavoce del Pentagono.  Le bombe a grappolo trasformano la zona su cui vengono lanciate in una specie di enorme campo minato, perché possono restare inesplose e mettere in pericolo i civili anni dopo la fine di una guerra. Sono bombe progettate per azionarsi quando sono ancora in quota, dopo essere state sganciate da un aereo o lanciate da sistemi d’artiglieria. Rilasciano nell’area centinaia di piccole bombe che colpiscono indiscriminatamente un’area più o meno ampia di territorio. Non sono quindi di armi di difesa, ma di offesa.