Al bando dal 2010, le bombe a grappolo potrebbero essere finite al centro di un triangolo Ucraina-Usa-Italia. La Russia le sta usando nella guerra in Ucraina, ora il presidente ucraino Volodymyr Zelensky le chiede agli Stati Uniti. In Italia, dove l’arsenale è stato distrutto, ci sarebbero quelle stoccate nelle basi americane. Ne parla il Fatto Quotidiano, spiegando che l’Italia potrebbe, dunque, avere un ruolo. Il condizionale è d’obbligo, perché il giornale non ha ottenuto risposte alle sue domande dal Pentagono e dal ministero degli Esteri italiano, mentre la risposta del ministero della Difesa è stata evasiva. Le cluster munitions, munizioni a grappolo, sono bombe lanciate da terra o da aerei e droni che si aprono, disseminando un grande numero di sub-munizioni, piccole bombe, molte delle quali non esplodono al momento del lancio, ma a distanza di tempo, facendo stragi di civili.



Tra i 111 Paesi che hanno aderito alla Convenzione contro le munizioni a grappolo c’è l’Italia, non Usa e Russia. Infatti, quest’ultima ne fa ampio uso in Ucraina, stando a quanto riportato dalla Cluster Munition Coalition e della Commissione di indagine indipendente sull’Ucraina, stabilita dallo Human Rights Council delle Nazioni Unite. La vicenda era stata sollevata anche dall’Italia nel marzo 2022 con l’allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che aveva condannato in un discorso in Parlamento l’uso di queste armi da parte della Russia.



BOMBE A GRAPPOLO: LE PRESSIONI DELL’UCRAINA

Ma anche l’Ucraina dispone di bombe a grappolo, secondo la Cluster Munition Coalition e secondo le Nazioni Unite, anche le forze di Volodymyr Zelensky hanno usato munizioni a grappolo, ma in casi limitati. Da almeno un mese starebbe chiedendo insistentemente agli Usa di concedere loro munizioni a grappolo. Anche se gli Stati Uniti non rientrano nella Convenzione, non le usano dal 2003, con un’unica eccezione. Stando a quanto riportato dal Fatto Quotidiano, sarebbe forte la pressione di Kiev su Washington, infatti nelle ultime settimane quattro senatori repubblicani hanno scritto una lettera al presidente Joe Biden chiedendogli di fornirle subito all’Ucraina. Secondo Reuters, sarebbero le MK 20 le bombe a grappolo che l’Ucraina chiede agli Stati Uniti. In Italia questo tipo di ordigni sarebbe stato distrutto in un’operazione completata nel 2015, ma non ci sono organismi internazionali che abbiano verificato che ciò sia realmente accaduto, come confermato dagli specialisti dell’Unità di implementazione della Convenzione, che ha sede a Ginevra ed è stata contattata dal giornale. Pertanto, bisogna attenersi alle dichiarazioni dei singoli Paesi aderenti alla Convenzione. Da WikiLeaks è emerso, però, che il governo Berlusconi, insieme a Gran Bretagna e altri Paesi, aveva lavorato, su pressione dell’amministrazione Bush, ad un comma nell’articolo 21 della Convenzione per consentire agli Usa di continua a stoccare le bombe a grappolo nelle sue basi presenti nei Paesi alleati. Nel caso dell’Italia, si tratta di quelle di Aviano e Camp Darby.



BOMBE A GRAPPOLO AD AVIANO E CAMP DARBY?

Il Fatto Quotidiano ha chiesto al Pentagono se le bombe a grappolo sono ancora in Italia e se, nel caso in cui intenda fornirle all’Ucraina e mandare quelle stoccate nel nostro Paese, ciò sarebbe una violazione della Convenzione. Il Dipartimento di Stato Usa però non ha replicato. Invece, il ministero della Difesa italiano ha fatto sapere che l’Italia ha completato la distruzione di queste munizioni nel 2015, precisando che non sono mai state prodotte dal nostro Paese. Riguardo invece il transito sul territorio nazionale di tali munizioni, che è proibito dalla Convenzione, il ministero ha precisato che «non è competente». Ma non è chiaro chi lo sia. L’ufficio numero cinque della Farnesina, che si occupa di non-proliferazione, controllo degli armamenti e disarmo, e che ogni anno relazione sul rispetto della Convenzione, non ha fornito alcuna risposta al Fatto. Visto che gli Usa hanno lavorato per continuare a stoccare bombe a grappolo ad Aviano e Camp Darby, spiega il giornale, il dubbio è che le munizioni siano ancora lì o che gli Stati Uniti possano trasferirle, coinvolgendo anche l’Italia.