La Turchia ha dato il via a un’offensiva militare nel nord dell’Iraq e in Siria contro diverse aree sotto il controllo delle forze curde siriane e del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk). Motivazione ufficiale: punire quelli che Ankara considera gli organizzatori e gli autori dell’attentato a Istanbul dello scorso 13 novembre, mai rivendicato ufficialmente. Il raid ha colpito le province di Raqqa e Hassake e Aleppo, causando la morte di 18 combattenti curdi e membri delle forze alleate locali, 12 soldati siriani e un civile. Presa di mira soprattutto Kobane, città simbolo della resistenza curda contro l’Isis. Nello stesso tempo missili iraniani hanno colpito gruppi d’opposizione curdi nel Kurdistan iracheno.
La Russia, che si era sempre opposta a precedenti tentativi turchi di colpire i curdi, in questo caso non ha avuto da ridire niente, e così gli americani che si trovano in forze nel Kurdistan iracheno.
“Mosca in questo momento non ha la forza per intervenire, mentre Erdogan per gli Stati Uniti resta una pedina utile, visto come si sta dando da fare per mediare tra Russia e Ucraina. La suddivisione bipolare che era stata garantita dalla Guerra fredda vede oggi quelle nazioni un tempo costrette a sottostare alle indicazioni americane e russe muoversi tranquillamente e la forza militare tornare a sostituirsi alla politica e alla diplomazia” ci ha detto in questa intervista il generale Carlo Jean, esperto di strategia, docente e opinionista.
Perché questo attacco turco? È rivolto solo contro i terroristi o è una scusa per un attacco più massiccio contro il popolo curdo? Per operare questi attacchi in Siria Erdogan ha avuto il via libera dalla Russia?
La Russia oggi è militarmente e politicamente indebolita, non è in grado di opporsi alla volontà di Erdogan. Succede la stessa cosa di quanto avvenuto, e continua a succedere, nel Nagorno-Karabakh, dove la Russia è stata cortocircuitata dall’Azerbaijan e dalla Turchia nell’attacco agli armeni, sebbene questi facciano parte della cosiddetta Nato euro-asiatica. Non hanno proferito parola.
Quasi nelle stesse ore l’Iran ha colpito i curdi a Koya e Jejnikan, vicino a Erbil, capoluogo del Kurdistan iracheno. Coincidenza o c’è un piano più strutturato per eliminare tutti i curdi?
Per gli iraniani si tratta di colpire soprattutto il Partito Democratico del Kurdistan. Ricordiamo che la ragazza uccisa che ha dato vita all’attuale rivolta popolare iraniana era curda. Sono centinaia i curdi arrestati che hanno partecipato in queste settimane alle manifestazioni. È chiaro l’intento di scoraggiarli a prendervi parte.
Nel Kurdistan iracheno però sono presenti gli americani, che sono anche alleati dei curdi siriani. Anche Washington, come Mosca, non è in grado di intervenire? Hanno dato il via libera a Erdogan, in cambio del suo ruolo di mediatore nel conflitto ucraino?
Via libera no. L’America non reagisce perché ha bisogno della Turchia. Erdogan è molto capace come diplomatico, ha reso la Turchia indispensabile nello scenario internazionale, anche se ovviamente si muove principalmente per i suoi interessi.
C’è stata una debole reazione dell’esercito siriano ai bombardamenti turchi. La Siria di oggi non è militarmente in grado di difendere i suoi confini?
Assolutamente no, l’esercito siriano ha ottenuto risultati grazie all’appoggio militare russo, che oggi non è in grado o non vuole sostenere più di tanto Assad. I curdi siriani sono suoi alleati, non hanno mai attaccato l’esercito di Assad, che è sempre stato presente nel Kurdistan durante la guerra contro l’Isis, mentre la Turchia ha attaccato diverse volte Assad e continua a occupare la zona di Idlib in Siria.
Quindi il popolo curdo è una vittima sacrificale di interessi altrui, mentre l’Occidente se ne lava le mani?
L’Occidente si tira fuori perché non ha voglia di immischiarsi in cose più grandi, che richiederebbero dispendio di uomini e risorse. Abbiamo sfruttato i curdi quando facevano comodo per combattere l’Isis, ma adesso con il problema energetico noi italiani per primi dobbiamo stare attenti. Dall’Azerbaijan attraverso la Turchia arriva per noi il gas e se i turchi chiudono i rubinetti rimaniamo sul serio senza riscaldamento ed energia.
Una brutta storia, vero?
È la storia del mondo contemporaneo. Da quando è finito il controllo bipolare che Russia e America avevano sul mondo, i piccoli regimi dittatoriali si muovono senza paura e la forza militare è tornata a essere determinante nel gioco della politica.
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