Lo scorso giugno, a quasi tre anni dalla sua scomparsa, a Livorno è stata inaugurata una statua dedicata a Bud Spencer (una a Budapest esisteva già), che nella città toscana aveva lavorato alla realizzazione di Lo chiamavano Bulldozer e Bomber. Purtroppo la statua è stata rimossa alcuni giorni fa: sembra che mancassero i permessi necessari alla sua collocazione sul lungomare. A 90 anni dalla nascita di Carlo Pedersoli, in attesa dei tempi della burocrazia, sembra quindi opportuno scrivere di queste due pellicole “fotocopia”. Il regista è infatti sempre Michele Lupo, il soggetto e la sceneggiatura di Marcello Fondato e Francesco Scardamaglia (un trio che con Bud Spencer ha lavorato anche a Uno sceriffo extraterrestre… poco extra e molto terrestre e a Chissà perché capitano tutte a me. Tutti titoli accomunati anche dalle colonne sonore firmate dagli Oliver Onions). E il protagonista in entrambi i film è un ex atleta passato alla vita in barca. Da non dimenticare che la parte degli “antagonisti” è riservata ad alcuni dei soldati americani della vicina base militare (la mai citata Camp Darby).
Nella pellicola del 1978, Lo chiamavano Bulldozer, Bud Spencer interpreta un ex giocatore di football americano, ritiratosi dopo aver scoperto che gli incontri erano truccati per favorire alcune scommesse, che ormai vive su una barca quasi a fare il “rigattiere” di mare. Suo malgrado si ritrova coinvolto nelle continue risse tra i soldati ai comandi del Sergente Kempfer (che pare avere un conto in sospeso con lui) e alcuni giovani italiani del luogo (tra cui il figlio del proprietario del locale al porto frequentato dai militari). L’ufficiale americano sfida i ragazzi a una partita di football in cui potranno vincere realizzando una sola meta. In questo modo potrà spaccar loro le ossa prendendosi pure gli applausi dei suoi superiori, tra cui il colonnello che lo ha già minacciato di trasferimento nel deserto del Nuovo Messico in caso di una nuova rissa tra i suoi uomini e i civili italiani. Bulldozer allenerà i ragazzi, facendogli scoprire il valore dello sport, e quando scoprirà le vere intenzioni di Kempfer non esiterà a scendere di nuovo in campo per dargli una lezione.
In Bomber, del 1982, questa volta il marinaio ha un nome, Bud Graziano (omaggio al pugile Rocky Graziano), un ex boxer soprannominato Bomber, ritiratosi dopo essere stato sconfitto da Rosco Dunn, che si imbatte in Jerry (il simpaticissimo Jerry Calà), che gestisce una palestra di improbabili aspiranti campioni del ring. Bud, rimasto senza lavoro, decide di aiutare Jerry a scovare un talento della boxe e lo trova in Giorgio Desideri, detto Giorgione, un ragazzo campano che porta al successo contro alcuni avversari provenienti dalla vicina base militare americana. Ad allenarli è però proprio Rosco Dunn, che, dopo non poche peripezie, viene sfidato da Giorgione per consentire a Bomber di avere la sua rivincita sul ring. Tuttavia il Sergente userà con lui lo stesso stratagemma utilizzato contro Bud: fargli spezzare la mano destra. Anche qui, una volta scoperto il trucco, Bomber tornerà sul ring per sistemare una volta per tutte Dunn.
Confesso che questi due film hanno contribuito sia ad accrescere il mio spirito patriottico (visto che sia quando la squadra di Bulldozer scende in campo che quando Giorgione sale sul ring suona l’Inno di Mameli), sia a trasmettere una visione negativa degli americani, visto come vengono descritti. Tra l’altro quando sono stato dalle parti di Tirrenia sono rimasto impressionato dalla lunghezza della recinzione della base di Camp Darby che è possibile notare percorrendo una statale.
Il valore dello sport, il ruolo dell’allenatore, di un maestro, quello della lealtà, l’illusione delle scorciatoie nella vita e degli imbrogli sono al centro delle pellicole, il tutto condito da battute e scazzottate divertenti e con un finale che dava una certezza specialmente ai ragazzi attraverso le manone di Bud Spencer: ci sarà sempre qualcuno dalla tua parte quando subirai un torto o un’ingiustizia. Credo che non siano pochi quanti hanno questa sensazione pensando a Carlo Pedersoli. Non a caso nel giorno del suo funerale a Roma la folla fuori dalla Chiesa degli artisti urlava “Bulldozer” e “Bomber”, come succedeva in quei film.