«Sono quasi tre mesi che gestiamo una crisi senza precedenti. Prima l’emergenza sanitaria, poi la riapertura e la ripartenza. Con Zaia ci confrontiamo costantemente, perché le nostre regioni sono confinanti e abbiamo dovuto affrontare problemi analoghi che non sono né di destra, né di sinistra. Il resto, davvero, non mi interessa granché», le parole di Stefano Bonaccini nell’intervista di oggi al Corriere della Sera assumono una doppia valenza. Prima di tutto sanitaria-organizzativa: l’Emilia Romagna punta come il Veneto (ma non seguendo la Lombardia) a sfidare il Governo Conte per mantenere l’autonomia della Sanità, per avere subito le riaperture tra le Regioni, lamentando carenze organizzative a livello centrale e spingendo affinché questo Paese si metta in moto al più presto possibile. Ma è poi sul fronte politico che le parole del Governatore dem possono avere un peso “importante” nello sviluppo dei prossimi mesi: «Adesso c’è un Paese da rimettere in moto. Il Pd ha un segretario che stimo e di cui sono amico, Nicola Zingaretti. Traccerà lui la strada più giusta, io sono pronto a dare il mio contributo se servirà, ora però le priorità che ho davanti come presidente di Regione sono altre».



IL “PIANO” NAZIONALE DEL NUOVO PD?

A livello esplicito Bonaccini loda tanto Zingaretti quanto il Premier Conte per il lavoro fatto dal Governo nell’emergenza coronavirus, ma non mancano le “mini” (ma significative) “stilettate” lanciate nel suo discorso al CorSera: «adesso serve una forte accelerazione su rilancio dell’economia e tutela del lavoro, progettando il futuro. Conte – prosegue Bonaccini – sta dimostrando di saper far bene. Non ha bisogno dei miei consigli, valuterà lui se la squadra è adeguata o serve un tagliando». La spinta assieme al Veneto di Zaia per definire punti chiari e comuni a livello di tutte le Regioni per le riaperture e gli spostamenti anche dal 3 giugno in poi, non fa che confermare come l’area “moderata” dei territori locali concordi praticamente su tutto e lavori bene assieme: che sia un “avvertimento” per un possibile futuro di “coalizione nazionale”?



La fantapolitica esiste, per carità, ma non sono poche le trame di queste ultime settimane che delineano un futuro “diverso” per il Pd e per la stessa Lega, lontani da Conte, Salvini e dallo stesso Zingaretti: in un quadro presente e non scartato dal Quirinale vi sarebbe quel Governo di unità nazionale che possa proseguire con un mandato di 3-4 riforme necessarie per rilanciare il Paese. Ed è allora che il futuro di Conte sarebbe lontano da Palazzo Chigi, con invece una strana ma possibile sinergia anche tra Pd e Lega per estromettere da un lato la parte più “sovranista” e dall’altro l’area più vetero-sinistra-sindacalista. Il tutto però prevede che alla guida rispettiva di dem e leghisti non vi siano gli attuali vertici: ed è così che si ritorna a Zaia e Bonaccini, la strana coppia. Se sarà fantapolitica o qualcosa di più saranno però i prossimi mesi a decifrarlo per bene…

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