La campagna elettorale è entrata nel vivo a diciannove giorni dal voto e sono tanti i temi affrontati dai partiti. Per quanto riguarda il Partito Democratico, diversi competitors hanno acceso i riflettori sulla tassa patrimoniale voluta da Enrico Letta per finanziare l’ormai celebre dote ai 18enni, il contributo rivolto ai giovani per aiutarli dopo o durante gli studi. Bonaccini però è stato tranchant.



“Nel programma del Pd non c’è nessuna proposta di patrimoniale”, l’analisi del governatore dell’Emilia Romagna ai microfoni de Il Messaggero.  In realtà non è proprio così: il programma elettorale dei dem prevede almeno una tassa, o meglio l’aumento di una imposta patrimoniale già esistente.

BONACCINI SULLA PATRIMONIALE È IMPRECISO

Come evidenziato dai colleghi di Pagella politica, nel programma Pd non c’è una definizione precisa di patrimoniale, termine utilizzato per definire qualsiasi imposta sul patrimonio dei contribuenti. Un provvedimento caro alla sinistra e contenuto ad esempio nei programmi di Europa Verde, Sinistra Italiana e Unione Popolare. Come ben sappiamo, prevede – grazie alla tassazione dei grandi patrimoni – una redistribuzione della ricchezza a favore delle classi meno abbienti.



Tornando al Pd, torniamo alla dote per i 18enni da finanziare “con una tassa di successione sui patrimoni plurimilionari”. La proposta è contenuta nel programma e non è altro che una proposta di patrimoniale. Il programma dem è chiaro: “Introdurremo una dotazione di 10 mila euro, erogata al compimento dei 18 anni sulla base dell’Isee familiare, per coprire le spese relative alla casa, all’istruzione e all’avvio di un’attività lavorativa. I costi di questa misura saranno prevalentemente coperti dagli introiti aggiuntivi derivanti dalla modifica dell’aliquota dell’imposta sulle successioni e donazioni superiori ai 5 milioni di euro”. La tassa di successione è un’imposta sul patrimonio personale e il Pd ha intenzione di aumentare quella in vigore per i patrimoni superiori ai 5 milioni di euro.