L’emergenza coronavirus ha riacceso il dibattito sulla Sanità alle Regioni, ma il gruppo di governatori contrari al ritorno ad un timone centralista si allarga. Dopo Luca Zaia, anche Stefano Bonaccini ha risposto con un secco alla domanda fatta negli studi di Quante Storie: «Se qualcuno vuole venire a spiegare in Emilia Romagna che la sanità in futuro dovrà essere gestita da Roma e basta, non troverà l’opposizione di Bonaccini ma quella degli emiliani e dei romagnoli».



Ospite del programma in onda su Rai Tre, il governatore ha evidenziato che i cittadini non vorranno rinunciare alla qualità del sistema regionale pubblico neanche una volta archiviata l’emergenza coronavirus, che «ha colto tutti impreparati, ma la fase dell’emergenza è stata affrontata bene dal Governo, avrà fatto errori come ne ho fatti io e ne abbiamo fatti nelle Regioni».



BONACCINI, ASSE CON ZAIA: “NO SANITA’ ALLO STATO”

«Chi dice che la sanità va riaccentrata non ha capito nulla e dovrebbe ricominciare a fare il consigliere comunale: io lo renderei obbligatorio»: così Luca Zaia ai microfoni del Corriere della Sera. I governatori di Emilia Romagna e Veneto, dunque, si trovano fianco a fianco in questa battaglia, nonostante le bandiere di partito (uno Pd, l’altro Lega).

Il dibattito sulla Sanità alle Regioni si era già acceso nel corso delle scorse settimane, in particolare dopo l’affondo del dem Andrea Orlando, e Zaia non si era di certo tirato indietro: «Se qualcuno vuole azzardarsi a mettere in discussione il nostro modello sanitario noi ci mettiamo due secondi a far rispondere il popolo. Come? Chiedendo ai veneti se vogliono essere curati da Roma o dal Veneto». E, come riportato dal Corriere, anche il Carroccio aveva preso una posizione netta: «Pd e M5S vorrebbero una sanità centralizzata? Non se ne parla. L’eccellenza veneta è la risposta ai novelli statalisti e centralisti».