Ieri su queste stesse vi raccontavamo dell’ipotesi a metà tra la realtà e la fantapolitica di un accordo Bonaccini-Zaia per traghettare i rispettivi partiti (Pd e Lega) verso un clamoroso ma non improbabile accordo “di unità nazionale” per un nuovo Governo post-Conte e post-M5s: ebbene oggi ci ha pensato Marco Damilano, direttore de L’Espresso, a chiedere al Governatore dell’Emilia Romagna se fosse direttamente interessato al ruolo di candidato Premier in un eventuale prossimo nuovo Governo. La risposta è spiazzante e, se non altro, esce per un attimo dai cardini del “politichese”: «Non mi vedo come candidato premier, anzi mi chiedo ogni giorno se sono in grado di fare il presidente dell’Emilia-Romagna. Resto con i piedi per terra, ma allo stesso modo non precludo nulla, ci si mette a disposizione se si ha passione politica per migliorare la cosa pubblica».



Nella chiacchierata con Damilano, Stefano Bonaccini torna ancora una volta sull’ipotetica sfida-intesa con il Governatore del Veneto Luca Zaia e anche qui la risposta su possibili sfide comuni nel prossimo futuro non evade del tutto con parole di circostanza: «Non mi permetto di interpretarlo, ma se conosco Zaia la pensa come me. Vogliamo molto bene alle nostre regioni e teniamo i piedi molto a terra». Il n.1 dell’Emilia Romagna ammette nella diretta web dell’Espresso che se avesse perso le Regionali con ogni probabilità sarebbe uscito dal Pd e dalla politica forse per sempre, ma le “sliding doors” di politica e vita sono per l’appunto del tutto imprevedibili.



BONACCINI E IL FUTURO CON (O CONTRO) ZAIA

Al netto delle distanze che ovviamente restano tra il Pd che in mente Bonaccini e la Lega nazionale – «Con Zaia abbiamo certamente cose che ci dividono, altrimenti lui non sarebbe nella Lega e io da tutt’altra parte. E io posso dire con orgoglio di aver sconfitto dopo due anni la Lega e quel modello di società che propone» – il rapporto con il Governatore veneto si fa sempre più insistito durante l’emergenza coronavirus e in molti sostengono possano portare a importanti risvolti nel prossimo futuro della ricostruzione.

Da un lato un accordo di Governo di unità nazionale per fare le riforme principali atte a riavviare il motore Italia, ma anche un potenziale scontro muso contro muso in eventuali Elezioni Politiche alla guida dei rispettivi partiti al posto di Salvini e Zingaretti: «ci accomuna il fatto di aver messo da parte le differenze politiche e geografiche», spiega Bonaccini a Damilano, svelando poi «Ci sentiamo tutti i giorni per confrontarci, anche per capire se stiamo facendo bene o stiamo sbagliando qualcosa. Abbiamo voluto guardare al pragmatismo anche di sistemi sanitari e socio-economici abbastanza simili».



Il «non montarsi la testa» e «restare con i piedi per terra» viene ribadito anche alla fine dell’intervista e pare comunque strano visto che solo ieri ripeteva che all’amico Zingaretti spettava – e solo a lui – tracciare il futuro del Partito Democratico. Qui però Conte, Zingaretti e Salvini – i tre protagonisti nazionali dell’emergenza Covid-19 – potrebbero non essere più i deus-ex-machina dei prossimi mesi di ricostruzione: per ora è tema di “fantapolitica” ma in futuro chissà…