Stefano Bonaccini non cambia idea sulla possibile candidatura di Elly Schlein alle elezioni europee. Il presidente del Pd e della Regione Emilia Romagna lo ribadisce alla Stampa: «Una candidatura della segretaria in tutte le circoscrizioni può servire tatticamente a Meloni per trasformare le Europee in un referendum domestico sul capo e mascherare il fatto che ha poche proposte e poca classe dirigente da portare in Europa». Pur riconoscendo che Schlein ha tutto il diritto di scegliere se candidarsi o meno, si tratta per lui di un percorso da non seguire. «Inoltre, con Schlein capolista, temo sarebbero penalizzate le donne. In ogni caso, come sempre, discuteremo e decideremo assieme». Per quanto riguarda il futuro, senza il via libera al terzo mandato, Bonaccini lascia aperta ogni porta: «Non ho mai chiesto nulla per me e non cambio certo adesso. Farò ciò che si riterrà utile».



Sul Medio Oriente, invece, è allineato con Schlein: «Dal punto di vista politico, uno dei principali nemici di Israele oggi è lo stesso Netanyahu». Altro tema delicato è quello del fine vita, su cui il Pd è in fermento anche per la vicenda della consigliera regionale veneta Bigon, che ha contribuito ad affossarla. «La proposta è stata bocciata perché la maggioranza di destra si è spaccata in due come una mela. Trovo un po’ surreale che, anziché denunciare questo, si eccepisca sul singolo voto di una consigliera del Pd». Comunque, Bonaccini si dice a favore di una legge sul fine vita affinché ognuno possa decidere per sé, «dentro una procedura rigorosa». L’auspicio è che arrivi una legge nazionale: «La maggioranza non mi pare intenzionata ad approvare niente di simile. Dovremo incalzare noi, ricercando il massimo di condivisione e rispettando la libertà di coscienza di ciascuno».



IMMIGRAZIONE, IUS SOLI E TERZO MANDATO

A proposito di diritti, gli obiettivi del Pd sono il superamento della legge Bossi-Fini sull’immigrazione e una legge sullo Ius soli. «La destra aveva promesso porti chiusi e gli sbarchi sono raddoppiati. Hanno scaricato il problema sulle comunità locali e azzerato gli strumenti di accoglienza diffusa. Siamo davanti ad un fallimento senza appello», attacca Stefano Bonaccini. Nell’intervista alla Stampa affronta anche la questione dei fondi del Pnrr per le zone alluvionate dell’Emilia Romagna, chiarendo che 1,2 miliardi vanno alla ricostruzione pubblica, non ai rimborsi a famiglie e imprese, «ai quali continua ad arrivare poco o nulla, dopo 8 mesi. Ed è incredibile che il governo continui a negare il rimborso dei beni mobili: arredi, cucine, elettrodomestici, auto. Sarebbe come se, dopo il sisma del 2012, avessimo detto non rimborsiamo i danni alle case. Il governo aveva promesso il 100% dei rimborsi e noi non arretreremo di un centimetro finché non accadrà».



Bonaccini non si sottrae neppure dal dire la sua sulla nomina del direttore del Teatro di Roma: «Vivono le nomine come mero esercizio di potere, dove conta l’appartenenza prima che la competenza. E questo è grave e pericoloso». Infine, sull’ipotesi di terzo mandato per sindaci e governatori: «Nel momento in cui si sta portando a tre il numero di mandati per i sindaci dei Comuni al di sotto dei 15mila abitanti, cioè la stragrande maggioranza, non si capisce perché ciò non debba accadere anche per i sindaci delle città e i presidenti di Regione. In un Paese dove il limite dei mandati non esiste per altri, a cominciare dai parlamentari».