Venerdì il premier Conte riferirà ai pm sulla mancata zona rossa di Alzano e Nembro, con lo scontro in corso tra Palazzo Chigi e Regione Lombardia, ma sul tema è intervenuto anche Stefano Bonaccini. Intervistato da Il Sole 24 Ore, il governatore dell’Emilia Romagna ha spiegato come si è comportato con Medicina nei primi giorni dell’emergenza coronavirus, offrendo una sorta di sponda al presidente del Consiglio: «Abbiamo chiesto noi al Governo a metà marzo di istituire due province, Rimini e Piacenza, per intero come zone arancioni, quasi rosse, con le restrizioni più pesanti nella mia regione, e Medicina zona rossa, perché gli epidemiologi mi mostrarono dati drammatici. Così facendo abbiamo salvato gran parte del contagio che poteva diffondersi nella città metropolitana di Bologna», riporta Ansa.



E infatti riavvolgendo il nastro di quanto accaduto in quei giorni, la Regione Emilia Romagna il 15 marzo ha emesso ordinanza, trasmessa tra l’altro al Ministro della Salute e notificata al sindaco di Medicina, ai Prefetti della Regione e al premier Giuseppe Conte. Inoltre, si fa riferimento all’art.5 comma 4 del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’8 marzo 2020 che dispone quanto segue: «Resta salvo il potere di ordinanza delle Regioni, di cui all’art. 3, comma 2, del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6». Da qui la convinzione di Bonaccini che Regione Lombardia potesse agire esattamente come hanno fatto loro per Medicina.



BONACCINI SULLE ZONE ROSSE: SPONDA PER CONTE?

Se Regione Lombardia sostiene che fosse compito del Governo creare la zona rossa come avvenuto nel Lodigiano, la tesi del premier Conte sulla mancata zona rossa a Bergamo verte proprio su quanto affermato da Bonaccini: diverse zone rosse in altre regioni sono state istituite su decisione delle autorità regionali e comunali. Intervenuto ai microfoni de L’Aria che Tira, Michele Emiliano ha risposto così sul tema: «La Lombardia poteva muoversi da sola? Da un punto di vista giuridico, sì, poteva farlo da sola. Ma il punto è determinare, rispetto ad un evento pandemico, un nesso di casualità in termini di obbligo di impedire l’evento, è un’operazione dal punto di vista giuridico enorme e molto complessa: non esistono delle linee guida per prevenire delle pandemie, non esistono dei manuali per prevenire eventi di questa portata, e tutti noi governatori ci siamo approcciati sulla base di informazioni molto confuse, almeno all’inizio. Ci vuole una cautela enorme da parte delle Procure».

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