E’ arrivata l’informativa alla Camera da parte del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, in merito alla querelle sulla mancata nomina di Nino Di Matteo a capo del Dap (nomina che sarebbe stata ritirata in un secondo momento, come il pm aveva rivelato a La7). “La nomina nel 2018 è avvenuta secondo la legge, con la più ampia discrezionalità e non c’è stato alcun tipo di condizionamento”: queste le parole del ministro, che era stato chiamato a riferire in Parlamento circa i fatti avvenuti (c’era anche chi ne aveva intimate le dimissioni). Riavvolgendo il nastro, riferiamo della nomina di Francesco Basentini a capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria a scapito di Di Matteo, almeno secondo le dichiarazioni di quest’ultimo: secondo lui, era stato scelto ma poi sarebbe sopraggiunto un inaspettato dietrofront anche a causa di intercettazioni che rivelavano la reazione da parte di alcuni boss della mafia.



BONAFEDE SULLA NOMINA A CAPO DEL DAP

Oggi Bonafede ha voluto fare nuovamente chiarezza sull’argomento, dopo aver già risposto in merito: come si legge su Adnkronos infatti “le esternazioni di alcuni boss all’interno del carcere erano già note al ministero dal 9 giugno 2018” e dunque prima della telefonata in questione; anzi, Bonafede ha anche detto esplicitamente che in quel primo contatto fu lo stesso Di Matteo a parlare di quelle intercettazioni. “La trasparenza e la verità rappresentano sempre i migliori antidoti per dibattiti contaminati dalla menzogna e dalla malafede” ha aggiunto il ministro della Giustizia, riferendosi ovviamente a quello che in questi ultimi giorni si è scatenato sulla nomina al Dap. Non riguardo le parole pronunciate da Di Matteo, ma quelle di domenica 3 maggio che “hanno generato una congerie di caotiche e vergognose illazioni e suggestioni istituzionalmente e personalmente inaccettabili”.



Per Bonafede, con questo dibattito si è decisamente passato il confine: il ministro ha fatto riferimento alle “immagini delle stragi di mafia buttate a caso tra un chiacchiericcio e un altro di improvvisati esperti antimafia, all’alone di mistero creatosi intorno a fatti inesistenti per creare ed evocare “inesistenti retroscena”. Operazioni che secondo lui mancano di rispetto alle vittime di quelle stragi e ai loro familiari. Il fronte antimafia rimane compatto, ha detto il ministro, che ha negato qualunque condizionamento dettato dal timore delle intercettazioni e ha affermato di aver scelto il dottor Basentini perché “aveva dimostrato di essere all’altezza del suo curriculum, si era distinto nel proprio lavoro e ha saputo fare fronte in maniera egregia all’oneroso impegno costituito dal descritto aumento della mole di lavoro”.

Leggi anche

AUTONOMIA/ Sì al regionalismo, ma solo se solidale e non competitivo