Non bastava il cortocircuito avvenuto negli ultimi mesi nel Ministero della Giustizia per i ben noti casi dei boss scarcerati dopo circolare DAP del 21 marzo e il conseguente contro-decreto del Ministro, contro Alfonso Bonafede ora giunge anche la sentenza della Cassazione che in pratica dà torto al Guardasigilli e ragione invece al boss Salvatore Madonia sul tema delle chiamate ai 41bis. Il boss di Cosa Nostra vince una nuova ‘battaglia’ legale nella guerra al regime restrittivo del 41bis dove lui è costretto da anni ormai: la “beffa” per Bonafede, scrive il focus di ‘Affari Italiani‘, è che la Cassazione dà ragione a Madonia in forza di una circolare dello stesso Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Era il 30 gennaio 2020, ancora prima del caso Covid-19, quando il Dap prevede con una circolare ad-hoc la possibilità di usare videochiamate su Skype per rendere più facile e dirette le relazioni dei detenuti al regime restrittivo con familiari e affetti. Come ribadiva a suo tempo lo stesso Ministero della Giustizia, veniva valutata positivamente l’esperienza dei primi progetti-pilota avviati in alcune carceri e così si decide di estendere a tutti i 41bis: il nodo arriva però con il rigetto della richiesta a Madonia, detenuto a Sassari che voleva videochiamate la moglie detenuta in un altro carcere.
CAOS DAP E 41BIS
Salvatore Madonia si era visto rigettare la richiesta dalla direzione del carcere sardo la richiesta – che si riferiva ad una sentenza del 2019 della Corte di Cassazione che impediva video conferenze e video colloqui – ma ora con la circolare Dap ribadisce la sua richiesta e il Tribunale di Sorveglianza gli dà ragione. A questo punto, il Ministero della Giustizia va contro lo stesso Dap e impugna la decisione del Tribunale presso la Cassazione tramite l’Avvocatura generale dello Stato: «il giudice non avrebbe considerato l’assenza di una normativa che individui i presupposti per il video collegamento per i detenuti in regime ordinario e speciale e che indichi le regole necessarie per il loro svolgimento, così come affermato dalla Cassazione nella sentenza n. 16557/2019», scrive ancora Affari Italiani ricostruendo lo scontro Ministero-Dap-Madonia. Nella memoria difensiva del boss l’avvocato di fatto smonta la tesi del Ministero che giudicava le videochiamate in «contrasto giurisprudenziale in materia», e la Cassazione ora dà piena ragione al Tribunale e allo stesso Salvatore Madonia rigettando il ricorso perché «infondato, ogni persona ha diritto al rispetto della sua vita privata e familiare, anche i boss». Citando gli articoli 29, 30 e 31 e nella Convenzione europea dei diritti dell’uomo, la Cassazione scrive «come già per i detenuti ordinari, anche per quelli sottoposti al regime differenziato, la legge penitenziaria e il relativo regolamento di esecuzione stabiliscono che i contatti con i familiari si realizzino secondo due modalità fondamentali: in presenza degli interlocutori o con il mezzo del telefono […] quando i congiunti del detenuto si trovino nella impossibilità di effettuare i colloqui». A luglio il boss aveva “vinto” contro Bonafede per il riconoscimento del diritto alla lettura dei quotidiani e ora ottiene anche le videochiamate su Skype in caso di concreta impossibilità di visita dei parenti.