Lorenzo Bini Smaghi, economista di scuola Bankitalia, ex membro del board della Bce e oggi presidente della Société Générale, ha parlato ai microfoni del quotidiano “La Repubblica”, commentando la situazione continentale attuale. Secondo l’esperto, il primo banco di prova per Italia e Germania dovrebbe essere costituito da un impegno di entrambi i Paesi per creare le premesse di un vero mercato comune dei capitali, in quanto “senza un mercato dei capitali integrato – banche, assicurazioni e imprese in grado di gestire a pieno titolo operazioni transnazionali – diventa impossibile varare nuovi progetti comuni, in particolare quelli legati alla transizione e alla sicurezza energetica”.



Le perplessità tedesche sugli aiuti alle imprese e sui sussidi “riguardano vari aspetti – ha detto Bini Smaghi -. Si tratta di un fondo per entrare nel capitale delle aziende europee? In questo caso ci si deve chiedere chi decide e in base a quali criteri. Poi: chi si farebbe carico delle eventuali perdite di un’azienda piuttosto che di un’altra? Oppure si tratta di finanziare sgravi fiscali, come negli USA? Anche in questo caso bisogna capire come vengono decisi gli sgravi e chi ne beneficia. Se il finanziamento è europeo, è necessario un meccanismo decisionale europeo e non nazionale”.



BINI SMAGHI: “NUOVA EMISSIONE DI EUROBOND? PRIMA VA RISOLTO IL PROBLEMA DELLE GARANZIE”

Ancora su “La Repubblica”, Lorenzo Bini Smaghi ha chiarito che, per garantire il debito europeo emesso per finanziare i Pnrr, si devono trovare nuove risorse per il bilancio comunitario, ma “non c’è ancora l’accordo fra i Paesi membri su come farlo. Un nuovo fondo europeo richiederebbe a sua volta di trovare ulteriori risorse proprie o nuovi trasferimenti dai bilanci nazionali”.

Una nuova emissione di eurobond potrebbe costituire una soluzione, ma, ha precisato Bini Smaghi, va prima risolto il problema delle garanzie. A suo avviso, andrebbe semmai colta l’occasione per “risolvere il nodo cruciale: l’insufficiente attenzione al finanziamento degli investimenti attraverso capitali privati. È da questo punto di vista che l’Europa è carente: manca di un vero mercato dei capitali integrato come quello americano, che aiuti le aziende a finanziarsi, crescere e competere nel contesto globale”.