Un’accusa non può essere costruita su una frase o su più frasi decontestualizzate. Per questo Giulia Bongiorno chiede ai magistrati «di evitare gli eccessi, che c’erano e ci sono ancora». Non a caso la presidente della commissione Giustizia del Senato pochi giorni fa ha lanciato l’indagine conoscitiva sulle intercettazioni. «L’ho proposta proprio per evitare lo scontro frontale e adottare un metodo basato su dati che saranno analizzati e approfonditi. La proposta è stata accolta all’unanimità, segno che tutti desiderano prepararsi adeguatamente in vista della riforma annunciata», ha dichiarato a Repubblica. Ne è stata fatta una sotto la presidenza di Cesare Salvi del Pd, con relatore Felice Casson, dunque niente di nuovo all’orizzonte, nessun attacco alla magistratura da parte del centrodestra.



Anzi, è un tema che «chiama in causa libertà fondamentali, amministrazione della giustizia, istanze di riservatezza e presunzione di innocenza dev’essere laicizzato». Bongiorno non ha dubbi riguardo l’importanza delle intercettazioni, «strumento indispensabile per le indagini. Il problema sono gli eccessi, che c’erano e ci sono ancora: talvolta, dettati anche da una certa pigrizia investigativa. Sono contraria agli eccessi, non alle intercettazioni».



“INTERCETTAZIONI? CONTRARIA A USO SMODATO”

Eccessi sono «l’uso smodato delle intercettazioni» così come «l’intollerabile pubblicazione di brandelli di conversazioni private». Il tema per Giulia Bongiorno non è cancellare le intercettazioni, ma «restituirle alla loro naturale funzione di mezzo di ricerca della prova». Dunque, non vanno cancellate, ma ne contesta «l’abuso che se ne fa». Nell’intervista a Repubblica l’ex ministro della Lega ha ribadito che «nessuno vuole limitare gli strumenti a disposizione della magistratura. Ma ogni strumento va utilizzato in modo corretto altrimenti si può incorrere in errori giudiziari e in irrimediabili gogne mediatiche». Dunque, la senatrice leghista ha precisato che le intercettazioni sono «utilissime se valutate con scrupolo», ma per rendere meglio l’idea della sua posizione e di quella del centrodestra fa un esempio paradossale. «Non è possibile costruire un’accusa sulla base di un’unica frase o di più frasi decontestualizzate. Isolando dei brani dal loro specifico contesto, anche la Bibbia potrebbe diventare un libro pornografico». Ma l’indagine conoscitiva che ha proposto Giulia Bongiorno avrà come oggetto anche l’uso del Trojan: «Ci fornirà elementi per capire se è indispensabile continuare ad avvalersene». Con la sua iniziativa, dunque, difende «il dovere di conoscere bene un fenomeno prima di prendere decisioni in merito».

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