Il lavoro paziente comincia a dare i suoi frutti. Qualche giorno fa il ministro Raffaele Fitto, a nome del Governo, ha dato la notizia che il Consiglio dei ministri ha varato il Decreto coesione che porta in pancia 1,2 miliardi per il completamento della bonifica di Bagnoli – a terra e a mare – e per la dotazione infrastrutturale necessaria a richiamare gli investimenti privati che dovranno completare l’opera sulla base della fattibilità e della convenienza.
Certo, in più di trent’anni di attesa e colpi di scena ci si è abituati a tutto. Specialmente agli annunci restati tali, alle promesse mancate, alle giravolte capaci di riportare i numerosi attori alla casella di partenza con il pubblico dei cittadini a scuotere la testa per l’ennesima delusione. Perché; dunque, questa volta potrebbe essere diverso? Perché questa volta si ha l’impressione che il procedimento sia stato incardinato nel modo giusto.
Ci mancherebbe altro, si potrebbe rispondere. Incardinare i processi nel modo giusto è una semplice condizione di praticabilità. Non dovrebbe essere ammesso il contrario… Non è ammesso, ma accade più spesso di quanto ci si aspetti. La maggior parte dei progetti fallisce perché concepita male e peggio eseguita. O semplicemente esibita per l’applauso degli elettori e non certo perché abbia le potenzialità per realizzarsi davvero.
La differenza l’ha fatta il sindaco Gaetano Manfredi, un accademico “freddo di chiamata”, per italianizzare un’espressione napoletana, che non cerca l’applauso, ma nelle sue azioni mette tanta concretezza. Con i nulli mezzi lasciategli in eredità da chi l’ha preceduto – l’esatto opposto: tanta ammuina e nulla di fatto – è riuscito a ricostruire pezzo dopo pezzo l’impianto amministrativo e la catena del consenso indispensabili a mandare l’opera in porto.
Con un vantaggio possibile di non poco conto: limitare la rimozione della colmata, che una legge dello Stato impone di trasferire nella totalità, solo parzialmente con questo risparmiando soldi e tempo utili al completamento del quadro. Anche in questo caso si dovrà lavorare per modificare le regole – che altrimenti dovranno essere rispettate pur se poco funzionali – e anche in questo caso si dovrà dar fondo alle migliori capacità di studio e persuasione.
Siamo naturalmente alla costruzione dello schema di base su cui dovrà sorgere la nuova Bagnoli con funzioni turistiche, culturali, del tempo libero, di leggera manifattura e l’insieme in un contesto altamente sostenibile in termini economici, sociali, ambientali. Una sfida molto impegnativa considerati i tanti fallimenti accumulati e le nuove aspettative risvegliate da un’amministrazione che ha saputo fare del dialogo un punto di forza.
Ora ci si aspetta che il cammino sia chiaro e trasparente. Che si sappia dove e come si voglia andare. E, una volta tanto, anche in che tempi: il che rappresenterebbe una vera e propria rivoluzione negli usi e costumi della città. E, finalmente, si potrà dare la parola gli imprenditori privati (la tastiera aveva suggerito provati) che dovranno riempire gli spazi con proposte e realizzazioni all’altezza dell’incanto dei luoghi e delle loro indiscutibili potenzialità.
Di certo occorrerà sciogliere qualche nodo intricato nel campo della destinazione d’uso dei terreni perché si possa garantire un impiego redditizio dei capitali finora un po’ pigri per mancanza di capacità attrattiva. E va considerata la gestione del grande parco verde la cui manutenzione ha sempre destato molta preoccupazione. Ma a questo punto si tratta di dettagli, sia pure non secondari, che la volontà di giungere alla meta saprà trasformare in opportunità.
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