Giampiero Boniperti è stato la Juventus. In una sola frase si può racchiudere quello che è stato uno dei matrimoni più importanti della storia del calcio italiano. Non un simbolo, ma l’essenza stessa della juventinità, portata sempre avanti con orgoglio, insieme a quel suo essere piemontese e sabaudo, rigoroso e carismatico, uomo davvero d’altri tempi. Nato a Barengo nel 1928, Boniperti ha sposato i colori bianconeri sin dalla nascita, per poi iniziare a vestirli nel 1946. Era già la Juventus degli Agnelli, un connubio, quello con la Famiglia, che non si spezzerà mai. Con l’Avvocato, poi, stringerà un rapporto di grande complicità calcistica, fatto di battute, pizzicate, teatrini ironici che hanno segnato un’epoca. Il 2 marzo del 1947 debuttò in Serie A, contro il Milan.



I suoi numeri da calciatore sono leggendari: 443 presenze e 178 gol, che hanno fruttato ai bianconeri cinque scudetti e due Coppe Italia. Il tridente composto da Boniperti, Charles e Sivori, ancora oggi, è tra i più grandi mai visti nel campionato italiano. Talento, genio, potenza e classe che ha marchiato a fuoco intere generazioni di juventini. Il suo addio al calcio, è datato 10 giugno 1961, con il celebre 9 a 1 della Juve contro la Primavera dell’Inter, schierata in campo per protesta dal presidente Angelo Moratti.



Boniperti: il più grande dirigente del calcio italiano

La sua conoscenza del gioco, talento innato datogli da madre natura, lo fece presto entrare nei quadri dirigenziali della Juventus, ricoprendo dal 1971 al 1990 il ruolo di Presidente. Boniperti era il braccio destro di Gianni Agnelli, l’uomo cui aveva affidato i destini del gioiello di famiglia. “La Juventus non è solo la squadra del mio cuore, è il mio cuore”, questa la frase in cui è rinchiuso tutto lo spirito dell’uomo che ha portato la Juventus in vetta all’Europa, primo club a vincere tutte e quattro le competizioni Uefa, dalla magnifica coppa vinta a Bilbao nel 1977 con una squadra tutta italiana, ai trionfi dell’epopea Platini, macchiati purtroppo dalla tragedia dell’Heysel, forse l’unica caduta di stile di una carriera quasi impeccabile.



Eh sì, perché lo stile Juventus è nato proprio da Boniperti, dai capelli da tenere rigorosamente corti, alla sportività di accettare sempre il risultato del campo, fino alle regole da rispettare per poter giocare con la maglia bianconera e quel motto “vincere non è importante, ma è l’unica cosa che conta” che Boniperti copiò da un allenatore di football americano, ma che seppe far diventare motto dell’intera storia bianconera.

“Nessuno sarà mai come lei”, le parole di commiato di Alessandro Del Piero, uno dei calciatori più amati da Boniperti, che tutti gli juventini hanno scelto già da tempo come suo erede naturale nella storia del più grande club italiano.