Nell’intervista a Libero Quotidiano Carlo Bonomi, Presidente di Confindustria, attacca a più riprese il piano di ripartenza del Governo Conte dicendosi però pronto in qualsiasi momenti a sedersi ad un tavolo per ribadire i punti centrali da cui far rinascere questo Paese: «Mi prendono per un guerrafondaio perché mi piace dire le cose come le penso, il che è una rarità in un Paese che ormai pare anestetizzato. Ma io sono, al contrario, un dialogante, sempre che qualcuno sia interessato a parlare con gli industriali italiani. Perché il ritornello nei palazzi della politica è che senza l’impresa l’Italia non può ripartire, poi però quando Confindustria chiede di aprire un tavolo sulla situazione economica, sembra che nessuno sia interessato a confrontarsi seriamente». L’autunno caldo secondo il neo-Presidente degli industria non solo sta per arrivare ma avrà effetti devastante se si prosegue sulla linea finora adottata dal Governo: «in quanto industriali, pensiamo di avere il diritto di dire la nostra sui piani di sviluppo del Paese e, senza presunzione, siamo convinti che il coinvolgimento delle imprese sia ineludibile», spiega ancora Bonomi al direttore di Libero Pietro Senaldi. Ma il problema è che a Palazzo Chigi, secondo l’ex Presidente di Assolombarda, l’ascolto delle imprese sembra non essere considerato: «Temo che questo governo pensi di gestire la crisi statalizzando tutto […] dei famosi cento miliardi stanziati da Conte, al sistema delle imprese per il momento è stato destinato molto poco, e comunque solo per sostegni di emergenza, nessuna scelta per il futuro».



BONOMI STRONCA IL PIANO DI RIPRESA

Non è tanto una vicenda legata a Pd o M5s, ma in generale nel Governo giallorosso vi sono diverse anime di chi «è convinto che nazionalizzare tutto non sia la strada corretta, come dimostra il caso Alitalia, statalizzata a caro prezzo e ancora senza un piano industriale»: secondo Carlo Bonomi dunque la vera svolta potrebbe arrivare solo dal Recovery Fund e da quei 209 miliardi di euro in dote all’Italia, ma sempre se si cambierà la linea finora tenuta dal Governo «non abbiamo certezza di se e quando arriveranno. Ricordo che per accedere a quei soldi dobbiamo ottenere il voto favorevole dei Parlamenti di tutti i 27 Paesi Ue». Insomma, l’ottimismo scricchiola per il leader di Confindustria con lo sguardo al futuro tutt’altro che roseo: «Se il governo continua a usare i soldi per una politica economica esclusivamente assistenzialista tradisce i principi fondanti del Recovery e giustifica l’eventuale voto negativo degli altri Stati». Al netto della crisi emergenziale che il Covid-19 ha scatenato in tutto il mondo, secondo Bonomi qualcosa in più il Governo era in dovere di fare: «Mancano 169 decreti attuativi di provvedimenti del primo governo Conte, a cui si aggiungono altri 124 della legge dello scorso dicembre e 236 relativi ai provvedimenti emessi durante i mesi del lockdown. Senza contare quelli del decreto Agosto. Camera e Senato votano ma poi le misure attuative mancano. Intanto la politica si attiva solo per tagliare i parlamentari: non oso immaginare come sarà dopo». Del resto, dall’Europa l’Italia riceverà più soldi non perché si è più bravi o virtuosi «ma perché abbiamo l’economia più in crisi. Prima risolviamo questo, altrimenti sarà impossibile la ripresa».

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