Bonomi è un cognome piuttosto diffuso in Italia. Anche Carlo è un nome tutt’altro che raro. E così troviamo varie dichiarazioni firmate Carlo Bonomi che riguardano le vicende politiche. Nel 2020 un Bonomi criticò il governo Conte 2 per non avere preso lo schema di Confindustria come modello per l’attuazione del Pnrr. Nel febbraio 2021, tuttavia, un secondo Bonomi prese le difese del governo Conte 2 pochi giorni prima che cadesse, invocando continuità politica e sostegno all’allora ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, così abile nel gestire il dossier Pnrr. Nei mesi successivi, non mancarono le sviolinate di un terzo Bonomi verso il presidente del Consiglio Mario Draghi, l’unico in grado di traghettare l’Italia verso il porto sicuro del Pnrr.
Nel febbraio 2022 il Carlo Bonomi presidente di Confindustria diede la disponibilità a guidare la Lega calcio, senza peraltro informare i vertici dell’associazione di cui era già alla testa. Lo sgarbo istituzionale irritò soprattutto perché il leader di Viale dell’Astronomia, che in quel periodo si trovava in viaggio di nozze alle Maldive, aveva fatto capire di avere un po’ di tempo libero da dedicare al pallone in un momento di forte preoccupazione per le imprese italiane. Erano perfino girate voci che alcuni maggiorenti di Confindustria gradissero un avvicendamento. Nel luglio successivo, caduto Draghi, circolò invece un’altra diceria: che il medesimo Bonomi aspirasse a un posto di ministro nel futuro governo. Mentre l’Italia che conta si stracciava le vesti per la fine anticipata dell’esecutivo dei Migliori, mentre la base produttiva piangeva per l’incertezza dei mesi a venire, a Confindustria era arrivato l’ordine di non commentare. Silenzio totale sul governo caduto e su quello che si prospettava. E ancora una volta, ecco spargersi il sospetto che Bonomi anteponesse i propri interessi personali a quelli dei soci che era chiamato a rappresentare.
A ottobre, chiuse le urne, Bonomi ha criticato l’esecutivo che stava per insediarsi, nel quale la Lega gli aveva sbarrato la strada. A luglio blandiva la futura maggioranza, a ottobre criticava chi voleva introdurre “immaginifiche flat tax e misure di prepensionamento” alternative alla Fornero. Quel Bonomi diceva che “le due grandi emergenze sono l’energia e la finanza pubblica”. E ora che il governo ha destinato due terzi della sua prima manovra a indennizzare famiglie e imprese taglieggiate dal caro energia, ecco spuntare un altro Bonomi che critica Giorgia Meloni per “la mancanza di visione” e di fondi, pur ammettendo che “è un bene che si sia tenuta la barra dritta sulla finanza pubblica”. C’è un Bonomi contiano, ce n’è uno draghiano, c’è quello pallonaro e quello meloniano (se avesse fatto il ministro). Sfumata la poltrona, ora ci ritroviamo quello anti-meloniano che contesta la “mancanza di visione”. Sarebbe interessante conoscere qual è veramente la sua.
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