Carlo Bonomi torna a parlare di un piano di razionamento dell’energia

In una situazione il prezzo del gas continua a crescere, quasi a dismisura, si torna a parlare di un piano di razionamento dell’energia. A dirlo, questa volta, è il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, che sottolinea come “non possiamo farci trovare impreparati” davanti all’eventualità che ad ottobre i prezzi salgano ulteriormente, mettendo ancora più in difficoltà famiglie ed imprese che già da mesi faticano a coprire i numerosi rincari.



C’è chi dice che quando Arera (l’autorità che regola l’energia) aggiornerà i prezzi a fine settembre, potremmo andare incontro ad un raddoppiamento dei costi, che diventerebbe insostenibile. Da qui si torna alla necessità di varare un piano di razionamento dell’energia che ci permetta di avere scorte sufficienti tali da ridurre, il più possibile, la necessità di forniture durante l’inverno. Mario Draghi aveva attuato delle misure durante il suo governo, ma davanti ai prossimi probabili rincari potrebbero non bastare. Il problema, però, è che attualmente il governo è in carica solamente per gli affari correnti, ed in qualità di governo dimissionario non ha il potere di legiferare.



Piano di razionamento, Garofalo “pronti ad intervenire”

Seppur, insomma, varare un vero e proprio piano di razionamento dell’energia per il governo dimissionario di Draghi non sarà possibile, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofali, ha sottolineato come l’esecutivo non rimarrà ad osservare, ma che agirà nei limiti del mandato dimissionario. L’eventuale aggiornamento del prezzo del gas (che sembra essere inevitabile dato che nella situazione ucraina non vi sono sviluppi significativi e che, recentemente, Gazprom ha chiuso per tre giorni il gasdotto Nord Stream) dovrebbe arrivare a fine settembre, con tariffe che entreranno in vigore da ottobre, lo stesso periodo nel quale si insedierà il prossimo governo dopo le elezioni del 25 settembre.



Ma nel frattempo Carlo Bonomi rincara la dose, chiedendo un “tetto al prezzo del gas”, che se non arriverà dall’Europa, “lo dobbiamo fare a livello nazionale”. “Chiediamo di affrontare immediatamente la predisposizione di un eventuale piano di razionamento” ascoltando “il grido dall’allarme delle imprese”, sottolinea ancora Bonomi, seguendo quanto fatto recentemente dalla Germania.

Attualmente, stando alla piattaforma Gie-Agsi le scorte di gas italiane sfiorano il 79% del fabbisogno invernale, ma se la Russia decidesse di chiudere le forniture ad agosto, allora sia le scorte italiane che quelle europee sarebbero a rischio, dando il via ad un complesso periodo di razionamenti e recessione. Secondo alcuni economisti del Meccanismo europeo di stabilità, come riporta IlGiorno, lo stop al gas russo, in assenza di un piano di razionamento dell’energia e di interventi sui consumi, farebbe perdere l’1,7% del PIL europeo, con picchi fino al 2,5% per Italia e Germania (ampiamente dipendenti dalla Russia su questo fronte).