Carlo Bonomi prima dell’inizio della fase 2 aveva suonato l’allarme al Governo, spiegando di non vedere un «metodo» dietro le riaperture e le condizioni per la ripresa economica del Paese: ebbene, il 4 maggio è arrivato e per il Presidente designato di Confindustria non solo quell’allarme è stato sensato ma purtroppo non è stato minimamente ascoltato. Il leader degli industriali nella lunga intervista ieri sera a PiazzaPulita da Corrado Formigli ha usato parole molto dure per descrivere l’azione del Governo e la strategia del Premier Giuseppe Conte: «L’inizio della Fase 2 sta funzionando male, molto male», ha spiegato Bonomi, «Ma lo sapevamo purtroppo, noi da cinque settimane stavamo chiedendo il metodo ma non ci hanno ascoltato. Oggi lo abbiamo affrontato così: il 4 maggio abbiamo riaperto assumendoci tutte le responsabilità perché viviamo la disperazione di quegli imprenditori, grandi e piccoli, e viviamo l’angoscia con i nostri collaboratori all’interno delle imprese».
Confindustria intera si dice molto delusa dall’azione economica messa in campo dal Governo Conte-2, «le risorse sono state messe, 55 miliardi, ma non arrivano gli effetti. Il governo deve essere arbitro in un rapporto di relazioni industriali, quando pensa di diventare anche giocatore allora c’è qualcosa che non funziona»
LE TRE PROPOSTE DI CONFINDUSTRIA PER LA FASE 2
Secondo gli industriali bisogna ragionare in maniera molto seria sulla capitalizzazione delle imprese «che non è quella però proposta dal governo; il nuovo diritto permette una serie di tecnicismi, uno per tutti, si permette l’entrata nei capitali delle aziende lasciando però la gestione operativa agli imprenditori». Secondo Bonomi, è giusto che lo Stato si riservi azioni come «bloccare la distribuzione di utili, bloccare i superstipendi, però la gestione deve rimanere in capo agli imprenditori. Ognuno faccia il suo mestiere». Al termine dell’intervista Bonomi indica anche tre misure al Governo che, secondo Confindustria, potrebbero innescare un circolo virtuoso nel prosieguo della fase 2: «Tagliare l’Irap, pagare i debiti della P.a alle imprese private, sbloccare i fondi già finanziati per le opere pubbliche».
In merito all’Irap, Bonomi la spiega così: «Abbiamo chiesto qualcosa di urgente, di immediato. Perchè fare una miriade di interventi a pioggia non serve. Si può fare in occasione degli acconti di giugno, vale 9 miliardi. E’ semplice, automatico, lo Stato non deve fare nulla. E’ una semplificazione». Capitolo finale dedicato al rischio patrimoniale che si agita tanto da Bruxelles e Berlino quanto in alcune aree del Governo: «Se la strada è la patrimoniale è come chiudere veramente il Paese, perchè quel poco di fiducia che ha il sistema economico verrebbe meno. Dobbiamo avere l’ossessione della crescita». Confindustria opposizione del Governo? Bonomi si limita a dire «non ci interessa […] Siamo i primi che diciamo che dobbiamo stare uniti, lavorare per il Paese, ma bisogna essere concreti e seri. Quando sentiamo certi annunci da parte di alcuni componenti del Governo francamente rimaniamo perplessi».