Sei telefonate di Leonardo Bonucci sono finite in un’indagine riguardo possibili pressioni indebite degli ultrà della Juventus sul difensore. Gli investigatori, che erano alle prese già con l’inchiesta “Last Banner” sui ricatti degli ultrà al club bianconero, decisero il 4 agosto 2018 di mettere sotto controllo i cinque numeri di cellulare intestati al calciatore. Di venti giorni di intercettazioni restano sei telefonate agli atti dell’inchiesta coordinata dal pm Chiara Maina. Sono penalmente irrilevanti, ma rendono l’idea dell’aria che tirava e ricostruiscono l’inizio della nuova vita di Bonucci alla Juventus. Nella telefonata del 9 agosto 2018 con un amico, ad esempio, il difensore parla dei rapporti con i compagni dopo il ritorno. «Lui risponde – sintetizzano gli agenti della Digos di Torino, come riportato dal Corriere della Sera – che gli italiani, e nello specifico i compagni Barzagli, Marchisio, Bernardeschi, sono molto freddi con lui». Il ritorno non è stato da casa dolce casa per via del precedente trasferimento al Milan. E lui che era un idolo dei tifosi, non è stato ben accolto anche dalla curva Sud dello Stadium.



JUVENTUS, BONUCCI DOPO IL RITORNO RICONQUISTA GLI ULTRÀ

I poliziotti dalle intercettazioni hanno annotato che, dopo il rientro alla Juventus, Leonardo Bonucci «si è subito preoccupato di contattare i capi ultrà, al fine di evitare che gli stessi possano organizzare momenti di contestazione diretti alla sua persona». E infatti c’è un messaggio WhatsApp a Fabio Trinchero, uno dei leader dei Viking e tra i 29 indagati dell’inchiesta. «Mi farebbe piacere quando torno dall’America, fare due chiacchiere per spiegarti come effettivamente sono andate le cose». E, come riportato dal Corriere della Sera, arriva questa risposta: «Con un confronto si possono aggiustare le cose». In un’altra telefonata, quando gli viene chiesto della contestazione ultrà, Bonucci taglia corto: «Tutto sotto controllo». Poi ci sono stati mesi di proteste e sciopero del tifo per il caro biglietti e abbonamenti, quindi si scopre che i fischi al difensore sono solo una scusa. E in un’altra intercettazione c’è la conferma del giocatore che dice di aver parlato con uno della curva: «Mi ha detto che “non è per te, ma ti usano come pretesto per attaccà la società, per il caro biglietti, il caro abbonamenti, striscioni, tutta sta roba».

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