Come sappiamo il bonus di 200 euro previsto dal decreto Ucraina, serviranno a dare un contributo statale a tutti i lavoratori, dipendenti pubblici, dipendenti privati, pensionati, lavoratori autonomi, liberi professionisti, colf, badanti e disoccupati percettori del reddito di cittadinanza.
Il contributo è stato battezzato felicemente dal governo Draghi, che spera che le proprie manovre di welfare possano sanare quei buchi causati da una politica economica sanzionatoria, voluta da Mario Draghi, Ursula von der Leyen e dal governo americano con Biden e la Yellen in prima linea, colei che aveva già presieduto la Federal Reserve. Sanzioni che hanno ulteriormente aggravato i conflitti internazionali e rapporti diplomatici con la Russia. Dopo la richiesta da parte di Mosca del pagamento delle forniture di gas in rubli lo scenario si è drammaticamente capovolto: le borse occidentali sono collassate, quelle russe sono riemerse dai profondi abissi in cui erano sprofondate.
Bonus di 200 euro: la lezione di economia che Putin ha dato a Draghi
Il rublo è finalmente tornato ai livelli dell’anno precedente, recuperando in sole 48 ore oltre il 50% del valore perso a seguito delle sanzioni volute dall’Occidente. Complice anche la scelta di Putin di legare il valore del rublo all’oro.
Dev’essere stato difficile per Mario Draghi digerire l’amara idea di farsi dare lezioni di economia dal Presidente della federazione Russa, un uomo laureato in giurisprudenza che ha avuto ruoli marginali anche all’interno dei servizi segreti dell’ex Unione sovietica, per poi dirigere l’FSB, nato per voeconolontà del Cremlino dopo il crollo del muro di Berlino.
A confermare il fallimento delle misure di welfare, come quella del bonus dei 200 euro, è stato un calcolo del Centro studi di Confindustria, sull’indagine relativa alla produzione industriale. Nel mese di aprile infatti il gas è stato più caro del 698%: uno sproposito. Si tratta di un rincaro approssimativo del 700%, rispetto al periodo precedente al covid, che rende praticamente inutile qualsiasi misura di welfare.
Anche il petrolio che viene importato attraverso il mare del Nord (il Brent, ndr) è costato il 56% in più rispetto allo stesso periodo. I dati incrociati dimostrano dunque che per ciascuna utenza ci sarà un rincaro di €2000 circa. Per la precisione 1960 euro solo per i rincari energetici, tale da rendere insufficienti i bonus di 200 euro, previsti per il mese di luglio. Si tratta infatti di un contributo utile a coprire soltanto il 10% dei rincari.
Bonus di 200 euro: la proposta di aumento dei salari
E così si sono inseguite varie proposte ad esempio quella del presidente di Confindustria Carlo Bonomi, che nei giorni scorsi ha chiesto al governo di intervenire sul cuneo fiscale, per alzare i salari dei lavoratori. Effettivamente questa strategia forse sarebbe più utile nel breve termine, rispetto a un contributo di 200 euro, data l’inflazione al 7,4 % ed una riduzione del potere d’acquisto dei salari attuali. È stato stimato infatti che gli incrementi di prezzo dovuti a l’impennata dell’inflazione faranno più danni del caro energia. Attualmente le famiglie italiane hanno sulle spalle un rincaro che supera i €4000 l’anno, se consideriamo il caro energia, il caro carburanti, benché calmierato dall’introduzione del taglio delle accise prorogate fino a luglio di €0,30, e il rincaro di oltre il 50% dei prodotti derivati dal grano di cui Ucraina e Russia sono importanti fornitori per molti paesi nel mondo.
Bonus di 200 euro: “tutto sotto controllo”, ma davvero?
Anche se molti dicono che l’aumento dello spread attualmente indica una situazione borderline, ma sotto controllo, prendiamo per buone queste affermazioni e Le confrontiamo con altri dati abbastanza drammatici che però fanno sollevare dei dubbi sul futuro dell’economia italiana. Se infatti consideriamo il fatto che i prezzi dell’energia pesano sulla produzione industriale che a marzo 2022 è calata del 2% e ad aprile del 2,5% rispetto all’anno precedente e dopo il rimbalzo di febbraio del 4% che aveva corretto e sanato le perdite di dicembre è gennaio.
Non è tutto: l’indice delle attese sull’economia italiana è crollata da un + 0,6 previsto a gennaio 2022, fino al – 34,8 di aprile 2022 che è comprabile con i danni prodotti dalla pandemia nel dicembre 2020. La differenza è che ad oggi i danni per la pandemia li abbiamo già sulle spalle e stiamo pagando il prezzo di una seconda pandemia in soli due mesi di sanzioni dovute al conflitto russo ucraino.
L’indice di incertezza della politica economica rilevato dal Centro studi di Confindustria è salito a 139,1 per il mese di marzo 2022 per l’Italia, poi è calato di soli 10 punti a quota 129,2 per il mese di aprile 2022. Si tratta dell’incremento di un indice pericoloso per l’economia italiana perché interessa soprattutto il settore aziendale ed è incrementato del 28,5% rispetto al Quarto trimestre del 2021.
Incrociando i dati dunque non si percepisce un Italia che ha tutto sotto controllo, benché l’incremento dello spread dei BTP italiani contro il Bund tedesco sia determinato da uno scenario di incertezza globale.
Bonus di 200 euro: possibile il nuovo ribasso del PIL
È ragionevole pensare che tutto ciò potrebbe portare a un ulteriore indebolimento del PIL già stimato allo 0,2% secondo le proiezioni della Banca d’Italia, che si domandava dov’è sarebbero arrivati i conti pubblici italiani e l’economia del bel paese qualora avessimo assistito a tre scenari di cui, il terzo che adesso è diventato quello più verosimile preminente, cioè della durata del conflitto in Ucraina che si sperava sarebbe arrivato ad una tregua entro la giornata del 9 maggio 2022, in cui la Russia festeggiava la vittoria durante la seconda guerra mondiale con l’immensa parata che, ogni anno, percorre le strade di Mosca.
Bonus di 200 euro: le riserve di stoccaggio del gas naturale sono al 39%
A peggiorare le cose è intervenuto un report dell’Aggregated strange inventory, secondo cui le riserve italiane, il 5 maggio scorso, avevano raggiunto il 39% della capacità di stoccaggio, pari a 17 miliardi di metri cubi rispetto alla media europea del 34,9%. L’Italia dunque deve impegnarsi in sei mesi a riempire il restante 55,1%, così da recuperare il 90% previsto per le sue capacità. Se gli stoccaggio non dovessero essere riempiti infatti l’Italia rischierebbe di non arrivare al mese di ottobre 2022, al netto di tutte le fantasie e di tutti gli incontri diplomatici tra Paesi dell’Africa che nemmeno pensavano di poter esportare gas naturale.