Il bonus 200 euro non saranno riconfermati ad agosto e settembre, questo si era purtroppo compreso già nel momento in cui i draghi hanno assegnato le dimissioni. Proprio pochi giorni prima infatti il governo cercava di comprendere in che modo trovare i finanziamenti per assicurare agli italiani un altro incentivo di 200 euro per i mesi successivi.
Bonus 200 euro: una misura per fermare disperatamente l’inflazione
La prima ipotesi per prorogare il bonus 200 euro anche ad agosto e settembre era quella di utilizzare 10,1 miliardi di euro che erano entrati all’interno delle casse grazie al momento dell’inflazione che ha generato anche un incremento dell’IVA appunto ma i 10,1 miliardi sarebbero poi serviti anche nel 2023 per incrementare le pensioni che, rivalutate sulla base dell’IVA superiore al 6%, genererebbero appunto queste spese aggiuntiva.
Il bonus di 200 euro è stato un team di aiuto pensato dal governo Draghi per far fronte al rincaro dei prezzi dovuto all’inflazione, ma anche all’incremento dei prezzi alimentari che hanno causato un eccesso di spesa da parte degli italiani che, improvvisamente, si sono trovati nella condizione di attingere i propri risparmi. Nonostante l’inflazione non abbia inciso sull’incremento degli stipendi, i prezzi hanno continuato a salire, i cereali hanno raggiunto un incremento del 30 in alcuni casi anche del 50%. L’acquisto delle materie prime sul mercato spot per il grano ha raggiunto immediatamente dopo il primo mese di guerra già il 50% poiché la materia prima era praticamente assente. Il tutto corredato anche da enormi speculazioni.
Bonus 200 euro: la bontà di una misura che non basta…
Naturalmente molti di questi costi hanno avuto un peso consistente sulle imprese che si sono fatte carico anche del sovrapprezzo del grano in alcuni casi incrementando di pochissimo il prezzo allo scaffale. L’inflazione l’hanno pagata soprattutto le imprese e poi, ma solo secondariamente e, i consumatori.
Eppure il rincaro per le famiglie è stato di 1.241, calcolato dall’Istat, mentre per i singoli 746. Capiamo dunque che l’erogazione di soli 200 euro nel mese di luglio, non sono sufficienti per poter aiutare le famiglie italiane, una proroga della misura era quasi necessaria, ma dove si sarebbe potuto trovare le risorse?
E così il governo ha dovuto pensare a un’altra misura sostitutiva, una dei contribuzione del 1% in busta paga per coloro che hanno un reddito inferiore ai 35.000.
La decontribuzione, secondo i sindacati potrà proseguire per tutto il 2022 e poi dovrà essere riconfermata anche l’anno prossimo a meno che il nuovo governo che verrà eletto dal 25 settembre in poi non cambi le carte in tavola. Staremo a vedere..