Record di emissioni dei titoli di stato, l’allarme: “Costeranno 166 mld”
Solamente pochi giorni fa il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha frenato l’entusiasmo dei suoi colleghi alla camera sull’emissione di nuovi bonus e sussidi (specificatamente si parlava del mini taglio sul cuneo fiscale delle tredicesima, per ora in pausa per l’assenza di fondi): una posizione che secondo il Sole 24 Ore è motivata almeno da due fattori, ovvero l’enorme incidenza del Superbonus sulle casse statali (stimato sull’ordine dei 219 miliardi, dei quali 40 di extradebito) e il boom di collocazioni dei titoli di stato.
Partendo proprio da quest’ultimo punto, si stima che i titoli emessi nel corso di quest’anno dovrebbe portare almeno 154 miliardi di euro nelle casse statali, pari al 41,3% in più rispetto allo scorso anno ma anche quasi tre volte il dato del 2022 e solamente il 3,1% in meno (pari a 5 miliardi) del 2020. Dati certamente positivi, non fosse che (ricorda il Sole) dopo lo stop agli acquisti e ai reinvestimenti dei titoli di stato da parte della BCE, spetterà al Tesoro ricollocare quelle risorse. Qui viene la prima differenza importante perché lo scorso anno (con il cappotto della BCE) servirono 122 miliardi per rimpiazzare i titoli in scadenza, mentre nel 2024 quel valore aumenterà a 166 miliardi (ovvero il 36,1% in più).
Giorgetti prudente sui bonus: senza programmazione l’Italia rischia il default
Ora, oltre all’extra costo per lo stato che comporteranno i titoli di stato quest’anno, il Sole ricorda anche che dovremo fare i conti con i 10 rialzi dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea: freno per l’inflazione, ma decisamente costosi a livello di spesa per gli interessi e (come conseguenza) sui debito pubblico. Nel 2021 il Def stimò per quest’anno uno spesa per interessi pari a 51,77 miliardi (il 2,6% del Pil), mentre i dati aggiornati parlano di 84,77 miliardi, circa il 64% in più rispetto alle stime di appena 3 anni fa e pari addirittura al 3,9% del Pil.
Con un prospetto chiaro delle spese (necessarie e inderogabili) che attendono lo stato quest’anno, sarà più evidente il perché di quella prudenza da parte di Giorgetti sui nuovi bonus, che per primo ha ricordato che “il debito costa“. I titoli di stato sono positivi per sostenere il debito e permettere alle casse pubbliche di reinvestire fondi, ma devono anche essere sostenuti da una BCE più collaborativa: in caso contrario (e senza l’attenta programmazione ‘giorgiettiana’) l’Italia rischi di (ri)trovarsi fanalino di coda dei rating delle agenzie internazionali e tra qualche settimana potremmo trovarci a discutere dell’assenza di investimenti e fiducia estera nel nostro Bel Paese.